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Femminicidio e correità, alla radice della violenza di genere

Il 25 novembre è la Giornata Mondiale contro la Violenza sulle Donne per una risoluzione ONU del dicembre '99.

Moltissime "femmine” della specie umana subiscono quotidianamente l’insulto della violenza. L' Organizzazione Mondiale della Sanità definisce il problema di proporzioni globali enormi. Si tratta di violenze fisiche, verbali, morali, psicologiche, che balzano in prima pagina solo quando l'esito è omicidio o stupro, che se cruento rende di più; eppure nessuna di queste forme di violenza è esclusa dall’atto sistematico della sopraffazione (il femminicidio) che genera danni biologici seri, quantificabili e purtroppo irreversibili con il ripetersi degli eventi stressogeni.

Individuare il maschio violento, alias il vile, non è difficile per gli altri Uomini: spesso è un sociopatico che si affranca schiacciando, isolando, diffamando, prevaricando colei che ritiene ad un certo punto scomoda e che intende dunque piegare o spezzare, "annientandone l'identità attraverso l'assoggettamento fisico o psicologico". Sono tutti campanelli d'allarme di condotte delinquenziali che sfociano frequentemente nell'omicidio, l'atto criminale più famoso, che è solo la punta dell'iceberg. Nelle situazioni ad altissimo rischio, il violento è un consumatore di droga e alcol o un un malato di mente, uno psicotico per malattia organica innata o precedente uso di sostanze, come cocaina e cannabis, direttamente implicate, a volte, nell'evoluzione di questo tipo di disturbi. 

La violenza sulle “femmine” è trasversale, esiste a casa del professionista di provincia come del contadino, riguardando ambienti rurali e cittadini. Le vittime hanno alcune caratteristiche comuni, spesso considerate destabilizzanti dal familiare borderline e potenziali assassini. Sono innumerevoli i casi di femminicidio in cui le vittime vengono “eliminate” perché considerate una minaccia dai carnefici , come nel caso di Isabella Noventa, uccisa lo scorso gennaio a Padova, dove il correo è a sua volta istigato da due criminali: la compagna e la sorella, che concorrono ad eliminarla in quanto presunto rischio per i loro affari, affari loschi ovviamente. Un caso che apre uno squarcio anche sulla violenza di donne su donne, nella stragrande maggioranza delle volte sempre collegata a quella maschile, quando i profili psicopatologici e criminologici dei protagonisti sono intimamente connessi. 

Quello che le donne a rischio devono fare è capire di esserlo e sottrarsi immediatamente da situazioni familiari e personaggi pericolosi. Percepire e riconoscere il rischio infatti non solo è possibile, ma spesso avviene naturalmente: ascoltare l'istinto quindi.

Sottrarsi senza pensarci un attimo, non accettando ultimi appuntamenti, ma neanche primi, in tutti i casi potenzialmente pericolosi.  

Mai farsi isolare.

Rifiutare ciò che non convince senza timore di ferire.

Fidarsi di sé stesse.

Scegliere rapporti costruttivi e rispettosi dell'altrui dignità. Prevenire.

Considerare la prevenzione un dovere, non solo un proprio diritto.

Cautelarsi con tutti i mezzi opportuni, senza alcuna paura, evitando il conflitto verbale e fisico. 

La violenza di genere è una piaga da cui si può uscire, si può contrastare, non è incurabile. Ma per farlo è necessario, oltre alla crescente competenza delle associazioni di volontariato, il coraggio e la volontà di tutti, cittadini e istituzioni; come pure l'altruismo da parte di quelli che intorno, per esempio, sanno e non fanno,  dei cosiddetti "amici di famiglia ". La coscienza di genere si promuove isolando, quando non reclutabili, gli indifferenti, a qualunque ceto sociale appartengano, trasversalmente, squalificando gli ignavi, gli egoisti, quelli preoccupati troppo per sé e troppo poco degli altri, corresponsabili di moltissime violenze e, quando peggio, di morti annunciate. 
Questo "problema di salute di proporzioni globali enormi" si contrasta responsabilizzando i singoli, come emerge dalle linee guida internazionali, e parlando alle coscienze di tutti, ma senza spettacolarizzare le tragedie alimentandone il mercato con l'effetto contrario.

Biancamaria La Novara
Assunta Di Vito

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