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Leni, il trionfo della bellezza di Irene Alison

Ci sono personaggi il cui cammino è stretto in un tempo che conduce a un’involontaria ambiguità, difficilmente giustificabile agli occhi della Storia. È il caso di Leni Riefenstahl, la cui lunga e straordinaria parabola di vita racconta Leni, il trionfo della bellezza di Irene Alison, che sarà in scena, da venerdì 30 novembre 2018 alle ore 20.30 (in replica fino a domenica 2 dicembre), al Teatro La giostra di Napoli, per la regia di Marcello Cotugno.

Presentato da Khora Teatro, l’allestimento, che ha debuttato nell’ambito del Napoli Teatro Festival 2018/Sezione SportOpera, si avvale dell’interpretazione di Valentina Acca, che muove nella scenografia di Sara Palmieri.

Musa, ballerina, attrice, regista, fotografa, innovatrice del linguaggio cinematografico, pioniera di nuove tecniche di ripresa, ispirazione e maestra per generazioni di cineasti, Leni Riefenstahl ha attraversato un secolo di vita, pericolosamente vissuto attraverso le stagioni più buie e sanguinarie del Novecento.

E’ stata troppa la sua vicinanza al fuoco del regime nazista per non bruciarsi e per non compromettersi, e, poi, ostinatamente sopravvissuta, nonostante le accuse, le domande inevase e i sensi di colpa, sempre, e fieramente, resistendo alla noia e all’oblio.

“Lavorare con un’attrice come Valentina Acca, capace di mutuare e remixare diversi stili teatrali – si legge in una nota congiunta del regista e dell’autrice - consente una grande libertà espressiva e dialettica: non molti attori riescono, infatti, a passare con tanta semplicità dal naturalismo all’astrazione, dal teatro lirico a quello di Leni, il trionfo della bellezza”.

Leni, il trionfo della bellezza racconta i giorni d’oro delle riprese di Olympia, il suo capolavoro: un resoconto delle Olimpiadi di Berlino del 1936, dove lo sport, lontano dalla trivialità della cronaca, viene raccontato col piglio epico di una narratrice di corpi, gesti, sguardi e desideri agonistici.

Leni celebrò, al tempo stesso, l’ideale di una bellezza che incarnava e materializzava l’estetica del Reich e l’utopia di una competizione, che univa uomini e donne oltre ogni appartenenza, etnica o religiosa, sullo sfondo di un cielo, quello di Berlino, suggestivamente fotografato dal basso, grazie a delle speciali “trincee” costruite ad hoc nell’Olympiastadion.

Intorno a Olympia si gioca l’identità e il ruolo nel teatro storia di quella che è senz’altro la più grande, e controversa, regista donna che il cinema ricordi. Innocentemente spudorata ma insondabilmente oscura, pericolosamente incosciente ma maniacalmente consapevole di sé, poetessa della propaganda eppure dichiaratamente apolitica.

Leni, il trionfo della bellezza di Irene Alison

Napoli, Teatro La giostra - da venerdì 30 novembre a domenica 2 dicembre 2018

Inizio delle rappresentazioni teatrali ore 20.30 (venerdì e sabato), ore 19.00 (domenica)

Info e prenotazioni ai numeri 3492187511, 3337187542 email Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

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Paolo Mieli in "Era d'ottobre"

La scena di Era d'ottobre si apre con le immagini del film di Eisenstein dedicato alla rivoluzione bolscevica e, successivamente, con il quadro I funerali di Togliatti di Renato Guttuso.
E' da quel dipinto che, per raccontare i cento anni dalla Rivoluzione russa (1917-2017), Paolo Mieli prende spunto provando a spiegare perché alcuni dei grandi protagonisti della storia ? lunga un secolo - del comunismo (Lenin, Stalin, Togliatti, Dolores Ibarruri, Ho chi Minh) sono rappresentati e altri (Trotzky, Krusciov, Mao, Fidel Castro, Che Guevara, Solgenitsin, Dubcek) no.
A ognuno di questi personaggi è dedicato un ritratto nel corso di un racconto che incrocia la guerra civile spagnola, il secondo conflitto mondiale, la destalinizzazione, i gulag, il dissenso sovietico, le lotte di liberazione, la rivoluzione cinese, quella cubana, la rivolta d’Ungheria, la primavera di Praga, la guerra di Corea e quella del Vietnam.
Per concludere il tutto con la stagione di Gorbaciv nonché con il crollo del muro di Berlino (1989). E con un omaggio, in teatro, a questi cento anni di storia.

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Gianni Ferreri, Veronica Maya in "La banda degli onesti" di Mario Scarpetta

Cosi’ come negli anni ’50 Toto’ si era accostato a Scarpetta, interpretando per il cinema tre sue commedie ( Il medico dei pazzi, Un turco napoletano, Miseria e nobiltà) negli anni ’90 uno Scarpetta, con un umile e sincero omaggio si accostò al Principe della risata, trascrivendo per la scena teatrale uno dei suoi più divertenti e famosi film.
Mario Scarpetta, pronipote del grande commediografo e autore Eduardo, in occasione del centenario della nascita dichiarò: “la cosa più difficile è stata quella di dimenticarsi di Toto”. L’adattamento teatrale di Mario Scarpetta fu autorizzato dagli sceneggiatori del film Age e Scarpelli e mantiene praticamente immutata la struttura della sceneggiatura e presenta rispetto al film degli anni ’60 alcune modifiche pratiche.
“Ho semplificato molto l’azione, ci raccontò Mario Scarpetta, eliminando quando necessario alcune parti e alcune situazioni, come nel caso della rinuncia alla figura di Cardone, il pittore, che nel film era interpretato da uno splendido Giacomo Furia”.
Da qui e con lo stesso criterio fu realizzata anche la scelta anche scenografica dei luoghi deputati dell’intreccio : la portineria e la tipografia. Lo spettacolo fa ritornare questa volta in teatro le vicende di quel Don Gennaro, portinaio con pochi soldi e molti sogni e Don Ferdinando non meno squattrinato e sognatore che insieme stampano un bel gruzzolo di banconote false.
“Non era facile mettere in piedi una versione teatrale del film, affermò Liliana de, Curtis, ma Mario Scarpetta e i suoi attori ci sono riusciti benissimo. A loro va il mio applauso sincero. Sono sicura che a mio padre la commedia sarebbe piaciuta“.
Mario Scarpetta recitò questa commedia l’ultima volta nel 2004, poco prima della morte e dopo una lunghissima tournée durata anni. Oggi, dopo tredici anni, in ricordo di Totò e di Mario Scarpetta, viene riproposto questo allestimento.

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