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Arriva a Chiasso il XIX Festival di Cultura e Musica Jazz

Arriva a Chiasso il XIX Festival di Cultura e Musica JazzA Chiasso è in arrivo la 19a edizione del Festival di Cultura e Musica Jazz con star ed eventi di respiro internazionale tra cui Frankie Hi-Nrg, Louis Sclavis, Chris Potter, Gary Bartz, Ray Anderson ed altri affermati star internazionali della musica jazz

Chiasso (Svizzera), 22 febbraio 2016 – Si terrà a Chiasso, presso il Cinema Teatro, dal 10 marzo 2016 al 12 marzo 2016, la nuova edizione del Festival di cultura e musica jazz, un appuntamento ormai di grande richiamo per tutti gli amanti di musica e cultura jazz.

Tra gli ospiti di quest’anno si annoverano Frankie Hi-Nrg Mc con Dj Pandaj, Louis Sclavis Silk & Salt Quartet, Chris Potter Quartet, Gary Bartz Quartet, Ray Anderson & Smum Lugano Big Band, i Tandem, Francesco BearzattiTinissima 4ET, Benny Golson Quartet feat. Antonio Farao’, Dj Souljazz ed i Jazz Dinner.

Il festival di una piccola città di confine è cresciuto e con la prossima edizione si raggiungerà ormai la sua 19a edizione.

Lo farà rinnovandosi nella programmazione e nella forma, ma soprattutto, ripresentandosi nella sua sede d’origine e cioè il Cinema Teatro, che sarà baricentro della musica afroamericana di un’ipotetica ed insubriaca cinquantaduesima strada contagiando nel suo svolgersi anche le sue trasversali che, anche se dedicate a Verdi ed al sommo poeta, nei tre giorni del festival risuoneranno come in una sorta di swing street, tra variazioni sincopate, riff e ritmiche arrembanti.

Nel corso degli anni al Festival di Chiasso si sono esibiti musicisti di fama internazionale come Archie Shepp, Anthony Braxton, Gato Barbieri, Johsua Reedman, Stefano Bollani, nell’ambito di un programma di qualità e con proposte variegate in grado di attirare non solo appassionati, ma anche un pubblico più eterogeneo.

Per l’occasione i visitatori del Festival potranno soggiornare a prezzi agevolati presso l’Hotel Zen (www.hotelzen.ch) che ha creato una convenzione specifica, proponendo una location ristrutturata, atmosfera cordiale e rilassata, ristorante Bien-Être con idee gustose dello Chef, anche per vegetariani e celiaci, e Wi-Fi gratuito.

Per conoscere il programma nei dettagli visitare il sito web www.centroculturalechiasso.ch/category/festival-jazz

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La Camera Azzurra uno dei romanzi più riusciti del prolifico Georges Simenon,

La Camera Azzurra uno dei romanzi più riusciti del prolifico Georges Simenon, “Se io mi ritrovassi libera, faresti in modo di renderti libero anche tu?” Tony Falcone non aveva dato peso a quelle parole, coperte quasi dal rumore del treno “Lui e Andrèe erano due solo a letto, in quella camera azzurra che con una sorta di sfrenatezza impregnavano del loro odore”.Tutto sarebbe rimasto confinato in quello spazio, pensava lui, fuori dal tempo e dalla verità. La Camera Azzurra – pubblicato nel  1964 – è uno dei romanzi più riusciti del prolifico Georges Simenon, lo scrittore belga famoso per aver ideato il leggendario Maigret. Eppure la parte migliore della produzione letteraria di Simenon comprende una corposa serie di racconti e di romanzi che non sono ascrivibili alla categoria dei cosiddetti polizieschi – brutta parola, poco adatta anche a definire le storie che hanno come protagonista il celebre commissario parigino. Il tema narrativo de La Camera Azzurra è tra i più abusati nella storia della letteratura: l’adulterio. Scrivere un romanzo di successo parlando di tradimenti, dopo tutto quello che è stato raccontato sull’argomento dall’Iliade in poi, passando per Otello e Desdemona, può richiedere uno sforzo sovrumano. Si rischia di inciampare in una banalità scritta chissà quante volte. E’ capitato e capita a molti scrittori, ma non a Simenon, autore eclettico, dalla  vena originale e inesauribile, capace di attraversare qualunque genere letterario e di mandare in stampa un romanzo dopo appena venti giorni di lavoro metodico. Da grande maestro della narrativa, Simenon riesce a catturare l’attenzione del lettore con ogni dettaglio, anche il più insignificante: un rumore di passi, una luce che filtra attraverso la porta socchiusa, il gesto lento e silenzioso di un passante, il respiro affannoso di un bugiardo. La Camera Azzurra è la storia di un’attrazione fatale che non si interrompe neppure davanti a un duplice omicidio. Ogni giovedì pomeriggio Tony e Andrèe vivono ore di passione in un albergo fuori città. Tutto era cominciato per caso: una ruota bucata, lo sguardo invitante di lei, il cedimento palpitante di lui, proprio lì, sul ciglio della strada. Per Madame Despierre quegli incontri furtivi, concordati con un segnale dietro la finestra, sono una vera ossessione, una mania devastante che le imprigiona il corpo e l’anima. Un uragano di lussuria e crudeltà che travolge due famiglie e l’incolpevole Tony, anche lui come la sua amante condannato dal vortice di quella insana passione più di quanto non faranno i giudici della Corte d’Assise: “Mai, neppure nei momenti in cui  i loro corpi erano stati più uniti, l’aveva trovata così bella, così raggiante”. Il Simenon che non ti aspetti, il sublime narratore dell’eros violento e irrefrenabile, dell’abbraccio mortale di due complici sfacciati e insaziabili. Com’è lontano Maigret.

(Angelo Cennamo)    

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LA MACCHIA UMANA, il miglior romanzo di Philip Roth.

La macchia umana, recensioneColeman Silk è uno stimato professore di lettere classiche all’Università di Athena, nel New England. Come preside della facoltà, e col pieno appoggio del nuovo rettore, Coleman prende il comando di un college antiquato, stagnante e sonnolento e, non senza pestare i piedi a tutti, gli toglie l’etichetta di casa di riposo per anziani professori incoraggiando i rami secchi a chiedere il prepensionamento, reclutando giovani e ambiziosi assistenti  e rivoluzionando il programma di studi. Un giorno però basta una parola detta per sbaglio e male interpretata a scatenare l’inferno. Coleman deve difendersi da un’ingiusta accusa di razzismo che lo costringe ad abbandonare l’Università. A quel punto tutto il suo mondo, la brillante carriera accademica, la sua bella famiglia crollano sotto il peso della impurità, della crudeltà, dell’abuso e dell’errore. All’età di 71 anni, dopo aver perso gloria e reputazione, e pure sua moglie – uccisa dal dolore per quel tragico stravolgimento, il professor Silk inizia una relazione con una donna delle pulizie trentaquattrenne che lavora al college: “si chiamava Faunia Farley, e qualunque fosse la sua infelicità, la teneva nascosta dietro uno di quegli inespressivi volti ossuti che, senza nulla celare, tradiscono un’immensa solitudine”. La giovane vita di Faunia è segnata da una serie infinita di deviazioni e di tragedie familiari. Con il vecchio ma “dinamico” Coleman, la bidella tuttofare di Athena scopre una dimensione umana fino ad allora inesplorata, fatta di cultura, tenerezza e rispetto. Ma non basta: Faunia è anche la sola depositaria del segreto che Coleman per 50 anni ha nascosto a tutti, perfino a sua moglie e ai suoi figli. Un segreto che il vecchio preside porterà insieme a lei nella tomba, nell’ultimo tornante di quella seconda vita. Il miglior romanzo di Philip Roth.

(Angelo Cennamo)         

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Il Tempo è un bastardo di Jennifer Egan

Il Tempo è un bastardo di Jennifer EganJennifer Egan è una brillante scrittrice americana, nata in quella Chicago che ha partorito anche altri talenti della narrativa moderna. Il Tempo è un bastardo, premiato nel 2011 col Pulitzer e conil National Book Critics Circle Award, è il suo romanzo di punta. La struttura del libro è insolita, la trama infatti si snoda attraverso una serie di racconti apparentemente scollegati tra di loro, ma i cui protagonisti sono sempre gli stessi: Bennie Salazar, ex musicista rock-punk poi diventato discografico di successo, Sasha, la sua fidata collaboratrice con un vissuto piuttosto tormentato eburrascoso, ed altri vecchi compagni di scuola e di vita che entrano ed escono dal romanzo a rotazione. Bennie e Sasha sono una coppia rodata, lavorano insieme da molti anni, legati da un affetto speciale che però non si è mai spinto alla relazione fisica  Non ci provare, Bennie: sei troppo importante per me.

Il Tempo è un bastardoversione italiana di  A Visit From The Goon Squad– pessima abitudine quella di cambiare i titoli originali ai libri o ai film - è la storia di una lunga amicizia tra alterne vicende familiari e professionali – figli, divorzi, tradimenti, fallimenti vari - ambientata nel mondo della musica e dello star-system, con tutti gli annessi e connessi di questo mondo. Ci siamo capiti. La qualità della scrittura di Jennifer Egan è pari a quella dei migliori autori americani della sua generazione: Chabon, Franzen, Eugenides, Eggers, Lethem. La prosa raffinata scorre leggera e senza intoppi dando corpo ad un romanzo nel complesso interessante che tuttavia pecca di discontinuità e in alcune parti di originalità; è possibile infatti ritrovare nel corso delle storie brandelli e atmosfere di  libri altrui o protagonisti dal profilo già visto. Il risultato è quello di un impianto narrativo debole ma dalle rifiniture solide e ben congegnate. Nei primi racconti la Egan riesce a tenere il lettore incollato alla trama in attesa di una svolta che però stenta ad arrivare. Il romanzo infatti si perde in una serie di fatti e divagazioni non sempre interessanti, per ritrovare ritmo e suspance solo nel capitolo ambientato tra i musei e i vicoli di Napoli. Qui l’autrice dà il meglio di sé traducendo in parola scritta i colori, gli odori e le suggestioni dei decumani alla stregua di Elena Ferrante e Raffaele La Capria. Nel complesso romanzo godibile, dallo stile sobrio ed elegante. Non un capolavoro.

(Angelo Cennamo) 

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LE INTERVISTE IMPOSSIBILI : “INFINITE JEST” COMPIE 20 ANNI

LE INTERVISTE IMPOSSIBILI : “INFINITE JEST” COMPIE 20 ANNIArrivo a Claremont – California - in perfetto orario. Dal sedile del taxi riconosco la casa‎ dalle vetrate ampie e dai cani che si rincorrono dietro al cancello. Lui e' davanti alla porta di ingresso, in piedi: pantaloni della tuta, scarpe da ginnastica, felpa e smanicato, gli occhiali alla John Lennon e l'immancabile bandana. Nella mano destra ha una bottiglia di Gatorade, come se avesse da poco terminato una corsa.

Ha il viso stanco e non sembra contento di vedermi. Buongiorno - dico, avvicinandomi al prato inglese che circonda la casa. Salve - risponde, accennando un sorriso. Con l'altra mano mi fa segno di entrare. Chiama i cani a se' rassicurandomi che non mi faranno niente. Non e' alto come immaginavo. Ciao - mi saluta di nuovo, in italiano. Questa volta sorrido io. Ci stringiamo la mano. E' visibilmente sudato. Non mi sbagliavo: poco prima aveva fatto jogging. Mi fa accomodare nel salone a pianterreno, su un divano di pelle bianca. Davanti al divano c'è un tavolino basso, di legno nero, sopra dei barattoli vuoti di Pepsi, popcorn dappertutto e una copia di Infinite Jest aperta. Le pagine sono scarabocchiate e molti righi sottolineati con una matita di colore rosso. La mia copia, invece, quella che mi sono portata dall'Italia per la dedica, e' intonsa come se non avessi mai letto il romanzo.

Sulle pareti poster di tennisti, una famosa stampa di Warhol che riproduce il viso di Marylin in quattro quadranti e una foto di lui con Jonathan Franzen. La riconosco. Eravate a Capri - dico. Sorride e fa segno di si con la testa. Lui e' il mio migliore amico, aggiunge smorzando il sorriso iniziale. Come la preferisci l'intervista? Sai, non ho tanta voglia di addentrarmi nella mia vita privata e ho poco tempo. Diciamo che non è un buon momento. Mi dispiace - gli dico. No no, niente di grave, tranquillo. E' che sono impegnato con una roba grossa, un libro che non riesco a finire. Mi tormenta notte e giorno. Un libro che racconta una mia esperienza personale, a Peoria, nell'Illinois. Vorrei che sembrasse un romanzo, ma non lo e'. Ci sono tutto dentro, in alcune pagine mi presento ai lettori col mio nome: Salve, io sono Dave. Capisci? Si, certo, dev'essere spiazzante. Come sempre, del resto. Si, qualcosa di choccante, di forte - dice. Parlo della noia, ma non voglio essere noioso. E' pazzesco, lo so. Sono a metà o poco più della metà. Vuoi una Pepsi? Sei italiano, preferirai del vino. No, grazie, va bene la Pepsi. Ok, vado a prenderla e cominciamo.

Nella breve assenza vengo attratto da uno scaffale, sul lato destro della stanza. E' appesantito da un centinaio di libri. Sulla parte alta sono accatastate delle racchette. Provo a leggere i titoli e i nomi degli autori, ma sono troppo distante. Eccolo che arriva. Allora, come e' andato il viaggio? Male, grazie - rispondo. Ho una paura fottuta degli aerei - Come me! Accidenti, allora avevi proprio voglia di vedermi. Dimmi un po' ma Infinite Jest tu lo hai letto per davvero? Non sarai per caso uno di quei giornalisti che vengono qui ad intervistarmi dopo aver dato un'occhiata su internet? Certo che l'ho letto! Gli dico. L'ho letto tutto, dalla prima all'ultima pagina, note comprese. Ok ok. Comunque scherzo, non farci caso. Che dici, Dave, partiamo? Chiedo. D’accordo, vamos! Clicco sul tasto play del registratore. Emozione

Dave, quest’anno, a febbraio, Infinite Jest compie 20 anni. Come è cambiata l'America in tutto questo tempo? Molte cose che hai scritto nel libro si sono avverate. Penso ad esempio al problema della dipendenza

Non é cambiata affatto, anzi, vedo tante persone chiuse in casa, ipnotizzate dai social‎. Nessun contatto col mondo reale, pochi slanci emotivi. Famiglie di sociopatici distrutte dal silenzio e dalla dipendenza da tablet. Un'isteria collettiva. Che pena il solipsismo.


I protagonisti del tuo romanzo sognano il successo nel tennis e pur di arrivare sono disposti a tutto

Esatto. Non hanno alternative, non hanno conosciuto altro. Vivono in una società che ha fatto della competizione la prima ragione di vita, forse l'unica. Voglio dire, ti fanno credere che se arrivi secondo non vali niente. Non puoi consentirti la sconfitta. Sconfitta uguale emarginazione, emarginazione uguale morte. Dovremmo fuggire da questo modello di vita e difenderci dal bombardamento quotidiano della pubblicità. Io la cultura di massa non la sopporto. Non si tratta di snobismo, è che non la sopporto proprio. Detesto quei quiz stupidi in tv. Soprattutto i reality. Sono programmi pazzeschi, ti annientano il cervello.

Tu da ragazzo hai giocato a tennis, ami molto questo sport, non è vero?

Vero. Ho scritto anche dei saggi sul tennis. Adoro i tennisti come Roger Federer: talento, forza atletica e umiltà. Da ragazzo me la cavavo, facevo dei lob perfetti. Poi ho avuto un incidente e ho dovuto abbandonare. Pazienza


Quante copie ha venduto nel mondo Infinite Jest ?

Non lo so di preciso. Credo tante. Devo dire che non me l'aspettavo. Nel senso che non mi aspettavo che un libro di 1.300 pagine potesse avere un certo riscontro di pubblico oltre che di critica. Ad ogni modo non scrivo con l'assillo delle vendite, non ho mai aspettative di questo tipo. Però fa piacere sapere che quello che scrivi viene apprezzato, viene condiviso dagli altri. Come dire, è gratificante. Sì, gratificante

Molti giovani non leggono, sono presi solo da internet, dai social. Credi che la letteratura abbia i giorni contati?

Bella domanda. Spero di no. Vedi, la scrittura cambia pelle, si trasforma, evolve in altre forme, ma credo che sopravviverà. Anche gli sms, le interazioni sui social sono forme di scrittura. La parola scritta non morirà mai. Non può morire. E poi la narrativa ci aiuta a non sentirci soli, ci tiene compagnia. E' questo il compito essenziale dei romanzi: combattere la solitudine.


A proposito di scrittura, molti ti considerano un genio perché hai inventato un nuovo modo di scrivere, hai stravolto tutti i canoni della letteratura. Dicono che dopo di te la letteratura non e' piu la stessa. Ne hai la consapevolezza?

Dicono così? Be', mi rendo conto di essere un po' strano, questo sì. Diciamo che mi diverte rompere gli schemi, sorprendere i lettori. Ma non lo faccio per esibire il mio presunto tra virgolette talento. Non lo faccio per dire ai lettori: vedete come sono bravo o roba del genere. Non mi interessa. Cerco solo di essere me stesso, di mostrare la mia natura più profonda per quella che e', senza filtri e senza ricorrere alla retorica della prosa più convenzionale. A volte mi chiedono della punteggiatura. Cazzate. La punteggiatura e' una convenzione. Quando parli con qualcuno e hai tante cose da dirgli, i punti e le virgole non si vedono. Capisci cosa intendo dire?

C'è una frase in questo libro che amo molto: “I tergicristalli dipingono arcobaleni neri sul parabrezza luccicante dei taxi”

(Ride). Piace molto anche a Karen (sua moglie). Gli arcobaleni neri sono il bene e il male che ci portiamo dentro. Tutti abbiamo un arcoableno nero nell'anima. Quell'arcobaleno ci fa paura, e' come lo spettro di uno spirito maligno, vorremmo cancellarlo. Mi piace pensare che i miei romanzi possano aiutare le persone a guardarsi dentro e a non avere paura di quel colore, il nero intendo

Nel 2006 sei venuto a Capri – Napoli - la mia città

Sei napoletano? Mi interrompe - Wow! Dalle tue parti si mangia da Dio! Ricordo delle insalate di polpi straordinarie. Napoli è una città affascinante e ricca di stimoli per uno scrittore. E’ malinconica. Un po’mi somiglia, ma è troppo caotica per i mie gusti. Se vuoi ordino una pizza, ma non farti illusioni: non è Marechiaro qui. Scusa, mi avevi chiesto di Capri. Si ci venni con Jonathan e Jeffrey (Eugenides) per un convegno organizzato da Antonio Monda? Si, mi pare si chiamasse così. Fu una bella esperienza. Ho scoperto che la letteratura americana dalle tue parti è molto apprezzata. L’Italia è una terra di grandi scrittori: Svevo, Pirandello, Pasolini, Eco. Mi piacerebbe tornarci, ma è troppo lontano e non amo i viaggi lunghi. Soprattutto in questo periodo.


Qual è, se esiste, il romanzo al quale ti senti più legato?

Non saprei, ne ho scritti così pochi. Quello al quale sto lavorando adesso e' forse il libro che mi somiglia di più. Voglio che sia così. Da qualche settimana però sono fermo. Non riesco ad andare avanti. E' angosciante, sai? Non mi era mai accaduto prima. Forse ho solo bisogno di una pausa. Vieni - Si alza di scatto dal divano.

Dove andiamo?

In garage. Voglio mostrarti il materiale che ho raccolto.


Il garage e' dietro la casa. Per arrivarci attraversiamo un vialetto laterale. I cani ci seguono. Dave alza la porta di ferro marrone scuro, con le scanalature. Entrando vengo investito da un tanfo di panni sporchi e di cibo avaiato. Lo stanzone è molto profondo, silenzioso e illuminato solo dalla luce artificiale di un grosso neon installato al centro del corridoio iniziale. Lungo la parete sinistra sono ammassati degli scatoloni pieni di libri. Più avanti altri scatoloni con appunti, dischetti e quaderni vari. Dave mi mostra alcuni manoscritti. Sono illeggibili. Mentre si abbassa di nuovo mi guardo intorno. Ad un tratto il mio sguardo s‎i posa su un particolare del soffitto: il corridoio del garage e' attraversato in senso longitudinale da alcune travi di legno massiccio. Dave si volta. Vede che ne sto fissando una in particolare. In quel punto il legno è scheggiato, e sulla parte centrale ci sono delle lettere cerchiate. Scuote il capo. Vuoi sapere se è accaduto qui? Quella domanda, così diretta, mi toglie il fiato - Cosa? No, veramente - Dai, l'ho capito a cosa stai pensando. Si, è successo proprio dove sei adesso. In quel punto li. Ma non chiedermi altro - Il volto di Dave ha cambiato espressione. E' come se la mia curiosità avesse profanato la sua tomba. D'accordo - dico io, scusandomi. Ma poi per cosa? E' stato lui a condurmi nel garage. Ok ok, non preoccuparti – mi dice. Usciamo. Dave chiude la porta del garage tenendo sotto il braccio degli appunti che ha preso da un cassetto di una scrivania ricoperta di faldoni ben ordinati su tre file. Riattraversiamo il vialetto e ritorniamo in casa. Il sole è calato e si alzato un leggero vento - Scusami , Dave, non volevo – provo a ricucire lo strappo. Di nulla. Va tutto bene - dice lui - Ora però se non hai altre domande da farmi sul libro, io andrei. Sono stanco e domani ho una giornataccia - D'accordo - gli dico - A proposito, non ho ancora firmato la tua copia - Dave prende un pennarello nero dal tavolo e allunga il braccio per ricevere la mia versione italiana di Infinite Jest. E' per me il momento più emozionante del nostro breve incontro. Sulla pagina bianca che precede il primo capitolo scrive: "Al mio amico (friend) italiano A. - Dave Wallace". Ecco fatto. Un'ultima domanda - Dimmi - Come ti piacerebbe essere ricordato un giorno? Fammici pensare. Come un antidoto alla solitudine. Ci salutiamo con un abbraccio. Mi accompagna alla porta. Grazie - gli dico - Grazie a te e buon viaggio - risponde lui. Attraverso il prato inglese avviandomi verso il taxi che mi sta aspettando oltre il cancello. Sta cominciando a piovere. Uno dei cani mi segue scodinzolando fino all'auto. Entro in macchina. Oddio il libro! Devo averlo dimenticato sul divano. Ripercorro il viale di corsa, sotto la pioggia che inizia ad infittirsi. Busso alla porta bagnato fradicio. Mi apre un signore anziano - Scusi, cercavo Dave, Dave Wallace - Dave Wallace? Mr Wallace e' morto 8 anni fa. Non abita più qui.

(Angelo Cennamo)

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Con un libro di Michael Chabon ti ritrovi al cinema a vedere l’America.

Con un libro di Michael Chabon ti ritrovi al cinema a vedere l’America.Apri un libro di Michael Chabon e ti ritrovi al cinema a vedere l’America. Lui, lei, gli altri, la metropoli, i suoni. Parole che scorrono come immagini su uno schermo che somiglia alla pagina di un giornale a fumetti. Già i fumetti, un’arte che Chebon deve conoscere alla perfezione, così come la magia, l’illusionismo, l’intero mondo dello spettacolo.

Le Fantastiche avventure di Kavalier e Clay  è un romanzo che vale il premio Pulitzer per la narrativa. Siamo nel 2001, per intenderci l’anno in cui Jonathan Franzen pubblica Le Correzioni  e Joyce Carol Oates dà alle stampe Blonde  –  una fortunata congiunzione astrale sui cieli d’America quell’anno. Il giovane ritrattista e aspirante mago Josef Kavalier scappa da Praga, occupata dai nazisti, per raggiungere suo cugino Sammy a New York. La fuga cinematografica di Josef ricorda un famoso numero di Henry Houdini, idolo di Josef e di tanti ragazzi di quella generazione. L’approdo a New York è la sua salvezza, l’agognata libertà. Non solo. I due cugini  diventano in breve tempo un’affermata coppia di disegnatori  e danno vita al più celebre eroe dei fumetti: l’Escapista. Con le loro storie fantastiche Joe e Clay spopolano ovunque, radio e tv comprese. Ma il successo e il denaro non sono tutto, non bastano a ripagare la sofferenza per gli orrori della guerra e il distacco dagli affetti più cari. Josef è preoccupato per le sorti della sua famiglia rimasta a Praga e fa di tutto per ricongiungersi con il fratellino Tommy. Forse la guerra li ha separati  per sempre. A New York ha trovato l’amore e la popolarità, ma quel vuoto va colmato ad ogni costo. Tra alterne vicende ed imprevedibili ribaltamenti familiari, le avventure degli inseparabili  Joe e Clay attraversano tre decenni di storia americana. Una storia vibrante e ricca di spunti commoventi che incrocia i destini di altre celebrità del cinema, della musica e dell’arte. Un viaggio meraviglioso nella cultura pop e nello show business americano, raccontato con umorismo ed eleganza da un autentico fuoriclasse della letteratura contemporanea. Benvenuti nel fantastico mondo di Chabon.

(Angelo Cennamo)      

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John Fante, la sua vita è stata un romanzo straordinario e commovente.

John Fante,  la sua vita è stata un romanzo straordinario e commovente.Alla metà del 1930, un giorno partì. Aveva un dollaro e 33 centesimi. Con l’autostop e prendendo il treno senza biglietto, arrivò a Los Angeles. Leggendo il fitto e straziante epistolario raccolto in Lettere 1932-1981 capiamo perché i libri di John Fante sono sempre autobiografici:  perché tutta la sua vita è stata un romanzo straordinario e commovente. Dalla pensioncina di Bunker Hill, a Los Angeles, l’aspirante scrittore scriveva spesso alla “Cara madre” per tenerla al corrente delle sue disavventure ma anche delle buone prospettive di lavoro: “ Cara mamma, sono ridotto ai miei ultimi 15 dollari, ma alla fine qualcosa di buono è saltato fuori, e credo comincerò a lavorare lunedì o martedì prossimo. Se si concretizzerà, guadagnerò cinquecento dollari alla settimana per otto o dieci settimane”. Accadrà di rado.

Alla cugina Jo, Fante  preannuncia la pubblicazione di quello che si rivelerà a distanza di anni il suo capolavoro Chiedi alla polvere : “Sto finendo il mio romanzo, si intitolerà Ask to dust. Parla di una ragazza che amavo, ma lei amava un altro”. Perfetta la sinossi. Romanzo di successo sì,  ma passeranno molti anni prima che il grande pubblico se ne accorga. Anche per questo la povertà non smette di inseguirlo “La povertà ha un effetto disastroso sul mio lavoro” scriverà ad un amico per chiedergli un prestito, uno dei tanti. Per sbarcare il lunario Fante decide allora di scrivere per il cinema; nonostante la depressione seguita al crollo di Wall Street, nel mondo della celluloide circola molto denaro. Una scelta obbligata e in contrasto con le sue aspirazioni di romanziere ”John dovrebbe  limitarsi a scrivere libri. Scrivere dei film, per quello che ne so, è uno spreco di talento e di tempo. Anche se ora il salario del cinema ci fa comodo” dirà la moglie Joyce ad un editore amico di suo marito. Aveva ragione. Ma sarà soprattutto grazie a soggetti e sceneggiature che Fante riuscirà a tirare avanti e ad avere nuove opportunità per scrivere i suoi libri.   

Chiedi alla polvere racconta la storia di un giovane scrittore, Arturo Bandini, alter ego di Fante, il quale dopo anni di stenti e delusioni trova finalmente il grande successo. Il romanzo diventerà un besteseller solo  grazie ad una futura riscoperta di Charles Bukowski. A un suo lettore affezionato che lo inonda di lettere, l’autore scrive così : ”Vuole sapere se io sono Arturo Bandini, e io le dico che lo sono – in particolare l’Arturo di Chiedi alla polvere , anche se non interamente l’Arturo del mio primo libo. La storia d’amore di Chiedi alla polvere è quasi vera nel senso che una volta sono stato infatuato della ragazza del romanzo, e lei, secondo me, è affascinante nella vita reale  tanto quanto ho cercato di farla apparire nel romanzo. Oggi è a Spring Street a Los Angeles, lavora nello stesso bar che ho descritto nel romanzo, essendoci tornata dal manicomio, dal deserto, e punta verso il Nord. Se un giorno avrò la fortuna di incontrarla a Los Angeles la porterò là e gliela farò vedere e conoscere”. Questo romanzo Fante lo ha amato moltissimo, non c’è dubbio. Certamente più di Full of life il libro che più di tutti gli fece guadagnare popolarità e denaro: “Full of life è stato scritto per soldi. Non è un romanzo molto bello”.

Negli anni ’60  una nuova opportunità: Fante conosce il produttore Dino De Laurentiis e verrà diverse volte in Italia per scrivere un film che dovrà avere come protagonista Jack Lemmon. Per una serie di contrasti interni alla produzione, il film non verrà mai ultimato. Di quella esperienza ci restano le lettere scritte alla moglie e ai figli dall’Hotel Vesuvio di Napoli. Pagine davvero deliziose che  raccontano di una città povera per essere uscita da poco dalla guerra, ma al tempo stesso romantica e affascinante “Il posto è incantevole e il cibo meraviglioso. La mia camera dà su via Caracciolo, il lungomare che costeggia la baia. Dal balcone vedo tanti bambini che giocano scalzi per strada e si divertono. Sono felici. Qui a Napoli ci sono molti negozi di moda, i prezzi sono bassissimi. Anche molte librerie”.       

Tra alterne fortune e debiti di gioco – pare che in una sola partita riuscisse a perdere anche 1000 dollari –  Fante conobbe i suoi momenti migliori negli anni ’70, grazie alla riscoperta dei suoi romanzi e al supporto dell’amico fraterno Charles Bukowski. In questi anni venne pubblicato un altro suo capolavoro:  La confraternita dell’uva, il romanzo che racconta il difficile rapporto con il padre, lo scalpellino italiano che emigra negli Usa e con il quale John trascorre un’intensa settimana di lavoro in montagna, con i suoi amici, avvinazzati più di lui. Ed eccoci alla nota forse più dolente di questa lunga storia: l’alcol. Vini e liquori si riveleranno infatti una vera e propria maledizione per tutta la famiglia Fante: John si ammalerà di diabete, perderà la vista e vivrà gli ultimi anni su una sedia a rotelle, senza gambe.“Caro Carey, la perdita più grande dopo quella di una gamba è la capacità di scrivere . E’ come lottare con un pesante pneumatico appeso al collo. Cado spesso. Non potrei vivere senza Joyce: mi pulisce il culo, mi fa la barba. Sono fortunato. Resta in piedi, Carey, non cadere.”

Morì l’8 maggio del 1983. Aveva 74 anni. Quando nel 1980 la Black Sparrow press ristampò Chiedi alla polvere su richiesta di Bukowski, Fante era stato dimenticato quasi del tutto come romanziere. L’editore John Martin non l’aveva sentito mai nominare. Poi cominciarono a ristampare le sue opere in tutto il mondo, soprattutto in Francia, dove Fante è tuttora più popolare che negli Usa.

Angelo Cennamo

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MONTE DEI PASCHI DI SIENA, PARTE IL PRIMO PIGNORAMENTO

MONTE DEI PASCHI DI SIENA, PARTE IL PRIMO PIGNORAMENTORoma, 29/01/2016 – Il ministro dell’economia italiano Pier Carlo Padoan ha trovato l’accordo per “salvare” le banche in difficoltà a causa dei crediti deteriorati decidendo per la cessione delle sofferenze (CAGS).

Il Vice-Presidente Nazionale di Confedercontribuenti Alfredo Belluco dichiara in merito: “I 200 miliardi di euro che gli istituti di credito ‘soffrono’ potrebbero essere ben poca cosa rispetto agli svariati miliardi che le banche italiane e straniere operanti in Italia, dovrebbero restituire ad artigiani e imprese per probabili calcoli illeciti, commissioni non dovute e/o non lecitamente pattuite, interessi sugli interessi e usura, con il sistematico superamento del tasso-soglia massimo previsto dalla legge 108/96”.

Tra le numerose sentenze e accordi stragiudiziali, che la Confedercontribuenti ha seguito, oltre a quelli in sede di mediazione obbligatoria, che hanno visto le banche soccombere o accettare onerosi soluzioni bonarie, è importante la recentissima sentenza del Tribunale di Padova del 15/11/2015, che sarà resa esecutiva lunedì prossimo.

L’ufficiale Giudiziario alla presenza del Presidente Nazionale Carmelo Finocchiaro, del Coordinatore di Confedercontribuenti Veneto Alfredo Belluco, della Coordinatrice Nazionale Franca Decandia e dell’Avv. Giuseppe Baldassarre, effettuerà il pignoramento della somma stabilita dalla sentenza presso la sede centrale del Monte dei Paschi di Siena.

“Si tratta di un presunto debito di quasi 140 mila euro, che un imprenditore aveva e che il Giudice in tempo record di 18 mesi ha ribaltato in quasi 160 mila euro a suo favore, assistito dall’avvocato Giuseppe Baldassarre di Bari per Confedercontribuenti” – spiega Belluco.

“L’operazione ‘salva-banche’ potrebbe rivelarsi un BOOMERANG per lo Stato italiano, che si vedrebbe costretto a garantire crediti inesigibili, dovendo sborsare fior di decine di miliardi, frutto della tassazione diretta e indiretta” – conclude Belluco.

Il presidente della Confedercontribuenti Carmelo Finocchiaro, dichiara: “Abbiamo bisogno di banche che a fianco dell’impresa e della famiglia contribuiscano alla crescita del Paese applicando tassi d’interesse giusti ma soprattutto concepire il cliente nella sua completezza offrendogli il giusto supporto nei momenti più critici e non dargli la spinta per crollare. La Banca d’Italia, che deve tornare ad essere un organismo di garanzia e controllo dello Stato e non delle Banche, deve vigilare”.

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Profughi: Univ. Sapienza di Roma, Emergency Architecture & Human Rights Denmark e Danish Academy insieme per nuove idee sull'accoglienza profughi

Profughi: Univ. Sapienza di Roma, Emergency Architecture & Human Rights Denmark e Danish Academy insieme per nuove idee sull'accoglienza profughiRoma, 1 febbraio 2016 – Studenti e docenti della Facoltà di Architettura dell’Università Sapienza di Roma e l’associazione danese Emergency Architecture & Human Rights stanno lavorando insieme alla ricerca di nuove idee e soluzioni per l’accoglienza dei profughi che sbarcano in Italia.

A tal fine dal 29 gennaio e fino al 5 febbraio prossimo presso la Facoltà di Architettura, Sapienza Università di Roma, si sta svolgendo un workshop internazionale di progettazione dal titolo:

“Architecture & Refugees”, Design solutions to reduce segregation, Improve welcome policies, Accommodate refugees in urban space.

Il workshop è organizzato da HousingLab del DiAP e dalla Facoltà di Architettura insieme a Emergency Architecture & Human Rights, Denmark, con la partecipazione di docenti della Royal Danish Academy of Copenhagen KADK, è rivolto agli studenti di architettura dal terzo anno di corso in poi ed è stato preceduto da un ciclo di interventi aperto a tutti gli interessati svolti presso le sedi di via Gramsci il 29 e il 30 gennaio scorsi.

Mentre Venerdì 5 febbraio prossimo, dalle 16,00 alle 19,00, ci sarà la premiazione finale e l’esposizione dei lavori.

Sono state individuate 5 aree di lavoro in diverse regioni italiane (Lampedusa e Pachino in Sicilia, Alghero in Sardegna, Manduria in Puglia, Roma nel Lazio) per poter studiare villaggi di primaaccoglienza; alloggi mobili per lavoratori stagionali; case e servizi per accoglienza temporanea.

Finalità dell’ iniziativa è quella di riflettere sul ruolo che l’architetto può assumere di fronte all’emergenza profughi in Europa, su come e quali soluzioni architettoniche possano ridurre il conflitto, favorire l’integrazione e l’accoglienza nelle nostre città.

Promotori e Responsabili didattici: Domizia Mandolesi (coordinamento) e Alessandra De Cesaris, HousingLab DiAP, Sapienza Università di Roma, Francesca Giofrè, PDTA Sapienza Università di Roma con Jorge Lobos e Eleonora Carrano, Emergency Architecture & Human Rights, Denmark

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Evasione Fiscale: Ecco Come i Comuni Spiano i Cittadini con un Software per Scovare gli Evasori Fiscali

Evasione Fiscale: Ecco Come i Comuni Spiano i Cittadini con un Software per Scovare gli Evasori FiscaliRoma, 1 febbraio 2016 - È stato svelato in questi giorni il software che permette agli enti locali ed ai Comuni di "spiare" i cittadini e conoscere all'istante tutte le loro proprietà, redditi dichiarati e versamenti fiscali per confrontarli e scovare gli eventuali redditi nascosti. In base alle normative in vigore infatti l'Agenzia delle Entrate condivide con i Comuni tutti i dati dei versamenti fiscali come F24 Tares/Tari, Ici/Imu, Tasi ed Iscop, i riepiloghi contabili dei versamenti di addizionale comunale all'Irpef, i dati dei contratti di energia elettrica e gas, i dati dei contratti di locazione e delle dichiarazioni di successione, i bonifici bancari per interventi di recupero del patrimonio edilizio e le dichiarazioni dei redditi ((Unico, 730, 760, 770, etc). Dopo la fusione con l'Agenzia del Territorio ora l'Agenzia delle Entrate condivide anche le cartografie catastali, le attività del comma 335 e 336, gli accatastamenti e le variazioni, i docfa, l'intero catasto urbano e terreni, la lista dei fabbricati fantasma rilevati nel 2011, l'archivio nazionale civici e strade (ancs), gli atti telematici pregeo, la consistenza della banca dati comunale catastale, le ispezioni ipotecarie. I Big Data della P.A., cioè i dati relativi alla pubblica amministrazione, sono fondamentali per la pubblica amministrazione, sono enormi per varietà e volume ma devono essere “aperti” e “leggibili”, e diventa necessario sfruttare tutta questa enorme quantità di informazioni per migliorare i servizi tra le stesse P.A. ed i servizi rivolti ai cittadini ed alle imprese. Ma non basta rendere pubbliche le informazioni: fornire troppi dati, disomogenei e dispersi significa, di fatto, non averne reso pubblico nessuno, risultando difficili da interpretare e consultare. Per questo gli Enti Locali per risolvere questi problemi stanno adottando un software, denominato LoginPa (www.loginpa.it), che permette di consultare facilmente tutta l'enorme marea di dati della P.A. relativi a cittadini e contribuenti con una velocità di consultazione impressionante e costi per gli Enti Locali estremamente accessibili. I Comuni ad esempio, con la semplicità di Google Maps e Street View, con un click sul tetto di un immobile riescono a vedere chi vi abita ed a cascata ricevere una serie di dati georeferenziati sia dell'immobile che dell'intero nucleo familiare, riuscendo a scoprire i loro redditi, situazione patrimoniale, tasse pagate e scoprire così eventualmente redditi nascosti e tasse non pagate. Matteo Mauri, amministratore di Microservice, la Startup che ha ideato il software LoginPa, ponendosi ai vertici dell'innovazione digitale del nostro paese, dichiara: "Realizzare LoginPa per sfruttare e leggere i Big Data per la Pubblica Amministrazione è stato possibile grazie a delle sofisticate tecnologie che ci hanno permesso di leggere ed unificare i dati di diverse banche dati e grazie all'hardware ed all'infrastruttura di Google Cloud Platform riusciamo ad avere un sistema robusto e veloce, senza precedenti, in modo da poterlo condividere con migliaia di Comuni senza generare ulteriori costi di informatica per l'Ente". "Ed è solo l'inizio" prosegue ancora l'Amministratore "abbiamo avviato collaborazioni con Master Universitari per creare un team sempre più ampio di Data Scientist per soddisfare l'esigenza di fare buon uso dei dati e far prendere le migliori decisioni alle Amministrazioni". "Raggiungere questo risultato è stato possibile anche grazie alla sinergia di tutte le aziende del gruppo che hanno contribuito con personale specializzato all'analisi ed alla realizzazione del sistema LoginPa" conclude Mauri. Se fino ad oggi abbiamo sentito tanto parlare di Big Data, LoginPa è il primo innovativo e potente strumento in grado di sfruttarne a pieno tutte le enormi potenzialità. ### Per interviste e contatti: www.loginpa.it

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