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Gianni Ferreri, Veronica Maya in "La banda degli onesti" di Mario Scarpetta

Cosi’ come negli anni ’50 Toto’ si era accostato a Scarpetta, interpretando per il cinema tre sue commedie ( Il medico dei pazzi, Un turco napoletano, Miseria e nobiltà) negli anni ’90 uno Scarpetta, con un umile e sincero omaggio si accostò al Principe della risata, trascrivendo per la scena teatrale uno dei suoi più divertenti e famosi film.
Mario Scarpetta, pronipote del grande commediografo e autore Eduardo, in occasione del centenario della nascita dichiarò: “la cosa più difficile è stata quella di dimenticarsi di Toto”. L’adattamento teatrale di Mario Scarpetta fu autorizzato dagli sceneggiatori del film Age e Scarpelli e mantiene praticamente immutata la struttura della sceneggiatura e presenta rispetto al film degli anni ’60 alcune modifiche pratiche.
“Ho semplificato molto l’azione, ci raccontò Mario Scarpetta, eliminando quando necessario alcune parti e alcune situazioni, come nel caso della rinuncia alla figura di Cardone, il pittore, che nel film era interpretato da uno splendido Giacomo Furia”.
Da qui e con lo stesso criterio fu realizzata anche la scelta anche scenografica dei luoghi deputati dell’intreccio : la portineria e la tipografia. Lo spettacolo fa ritornare questa volta in teatro le vicende di quel Don Gennaro, portinaio con pochi soldi e molti sogni e Don Ferdinando non meno squattrinato e sognatore che insieme stampano un bel gruzzolo di banconote false.
“Non era facile mettere in piedi una versione teatrale del film, affermò Liliana de, Curtis, ma Mario Scarpetta e i suoi attori ci sono riusciti benissimo. A loro va il mio applauso sincero. Sono sicura che a mio padre la commedia sarebbe piaciuta“.
Mario Scarpetta recitò questa commedia l’ultima volta nel 2004, poco prima della morte e dopo una lunghissima tournée durata anni. Oggi, dopo tredici anni, in ricordo di Totò e di Mario Scarpetta, viene riproposto questo allestimento.

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Biagio Izzo in I Fiori del Latte di Eduardo Tartaglia

“Se un’idea non ha significato e utilità sociale non m’interessa lavorarci sopra.”

Molto probabilmente Tartaglia ha colto in pieno queste parole di Eduardo De Filippo quando ha scritto I Fiori del Latte.
Infatti, in questa commedia (come ci ha insegnato il grande Eduardo) si riesce a ridere pur affrontando un tema di grande attualità e riflessione sociale.
La terra dei fuochi.
La storia è ambientata in un caseificio di prossima apertura che si trova in un paese inventato (Casal di sotto Scalo) in cui due cugini, Aniello e Costantino, dopo anni di sacrifici decidono d’investire tutti i loro risparmi in un’azienda che punta a diventare un modello biologico, un’oasi ecologica dove ogni prodotto è naturale, senza additivi chimici o altre diavolerie.
Un caseificio, insomma, che mira a diventare fore all’occhiello di una zona nota alle cronache per lo sversamento dei rifiuti tossici. Purtroppo, però, alla vigilia dell’inaugurazione i due cugini scopriranno che sotto il recinto delle bufale ci sono dei bidoni sospetti che potrebbero rovinare il loro sogno biologico.
Questa scoperta attanaglierà i due protagonisti in un vortice di dubbi.
Cosa fare? Denunciare tutto e far chiudere l’azienda ancor prima che apra, oppure fare finta di niente e continuare con questo spettro terribile che divora le loro coscienze?
La forza di questa commedia sta proprio nella capacità di affrontare un tema così attuale e scottante mescolando sempre il divertimento e la comicità con la riflessione e il sociale, senza mai cadere in facili moralismi o in giudizi banali.
La scrittura di Tartaglia riesce a smontare con grande ironia e forza comica la dolorosa scoperta di una vita avvelenata da scelte complicate. Con tutta la sincerità e la semplicità che ci regalano questi due “vaccari” napoletani alle prese con rimorsi di coscienza apparentemente insuperabili.
Sarà l’arrivo di una donna (ex fidanzata di Aniello) che nasconde una notizia sconvolgente, a dare la forza per affrontare un destino più grande di loro e raccogliere i frutti che i due cugini hanno coltivato con onestà per una vita intera.

Giuseppe Miale di Mauro

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Il Presidente Pietro Grasso assegna un premio a Piano di Sorrento

Mentre un gruppo di intellettuali, docenti e professionisti rivolge un appello al Presidente del Senato della Repubblica Pietro Grasso per una sua candidatura alla guida della Regione Sicilia, la seconda carica istituzionale dello Stato invia a Piano di Sorrento, piccola cittadina costiera della provincia di Napoli,  un riconoscimento speciale.

La ventiduesima edizione 2017 del Premio “Penisola Sorrentina Arturo Esposito”®, rassegna per il turismo culturale di valenza nazionale,  è stata, infatti, insignita del Premio del Senato della Repubblica.

“Questo riconoscimento alla nostra kermesse– sottolinea il direttore artistico Mario Esposito – è un ulteriore segnale di qualità e di storicità dell’ evento, che a Piano di Sorrento punta su turismo, cultura, aggregazione sociale. Ma è anche la testimonianza di un’attenzione istituzionale verso il Sud Italia e verso quelle iniziative meridionali portate avanti con passione per promuovere il territorio e le sue eccellenze”.

Il Premio Arturo Esposito ® si svolgerà il prossimo mese di ottobre nel ridente centro della costiera sorrentina. Ed è già altissima l’attesa per gli ospiti prestigiosi che parteciperanno allo spettacolo.

Nell’albo d’oro del Premio figurano, infatti, da sempre nomi di spicco nazionale della saggistica, del giornalismo, dello spettacolo e della cultura come Francesco Cossiga, Walter Veltroni, Alessandro Sallusti, Paolo Del Debbio, Toni Capuozzo, Mario Giordano, Alberto Bevilacqua, Roberto Vecchioni, Nicola Piovani, Giancarlo Giannini, Leo Gullotta, Luca Barbareschi, Pippo Baudo, Lino Banfi.

 

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