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Novembre 2016

Femminicidio e correità, alla radice della violenza di genere

Il 25 novembre è la Giornata Mondiale contro la Violenza sulle Donne per una risoluzione ONU del dicembre '99.

Moltissime "femmine” della specie umana subiscono quotidianamente l’insulto della violenza. L' Organizzazione Mondiale della Sanità definisce il problema di proporzioni globali enormi. Si tratta di violenze fisiche, verbali, morali, psicologiche, che balzano in prima pagina solo quando l'esito è omicidio o stupro, che se cruento rende di più; eppure nessuna di queste forme di violenza è esclusa dall’atto sistematico della sopraffazione (il femminicidio) che genera danni biologici seri, quantificabili e purtroppo irreversibili con il ripetersi degli eventi stressogeni.

Individuare il maschio violento, alias il vile, non è difficile per gli altri Uomini: spesso è un sociopatico che si affranca schiacciando, isolando, diffamando, prevaricando colei che ritiene ad un certo punto scomoda e che intende dunque piegare o spezzare, "annientandone l'identità attraverso l'assoggettamento fisico o psicologico". Sono tutti campanelli d'allarme di condotte delinquenziali che sfociano frequentemente nell'omicidio, l'atto criminale più famoso, che è solo la punta dell'iceberg. Nelle situazioni ad altissimo rischio, il violento è un consumatore di droga e alcol o un un malato di mente, uno psicotico per malattia organica innata o precedente uso di sostanze, come cocaina e cannabis, direttamente implicate, a volte, nell'evoluzione di questo tipo di disturbi. 

La violenza sulle “femmine” è trasversale, esiste a casa del professionista di provincia come del contadino, riguardando ambienti rurali e cittadini. Le vittime hanno alcune caratteristiche comuni, spesso considerate destabilizzanti dal familiare borderline e potenziali assassini. Sono innumerevoli i casi di femminicidio in cui le vittime vengono “eliminate” perché considerate una minaccia dai carnefici , come nel caso di Isabella Noventa, uccisa lo scorso gennaio a Padova, dove il correo è a sua volta istigato da due criminali: la compagna e la sorella, che concorrono ad eliminarla in quanto presunto rischio per i loro affari, affari loschi ovviamente. Un caso che apre uno squarcio anche sulla violenza di donne su donne, nella stragrande maggioranza delle volte sempre collegata a quella maschile, quando i profili psicopatologici e criminologici dei protagonisti sono intimamente connessi. 

Quello che le donne a rischio devono fare è capire di esserlo e sottrarsi immediatamente da situazioni familiari e personaggi pericolosi. Percepire e riconoscere il rischio infatti non solo è possibile, ma spesso avviene naturalmente: ascoltare l'istinto quindi.

Sottrarsi senza pensarci un attimo, non accettando ultimi appuntamenti, ma neanche primi, in tutti i casi potenzialmente pericolosi.  

Mai farsi isolare.

Rifiutare ciò che non convince senza timore di ferire.

Fidarsi di sé stesse.

Scegliere rapporti costruttivi e rispettosi dell'altrui dignità. Prevenire.

Considerare la prevenzione un dovere, non solo un proprio diritto.

Cautelarsi con tutti i mezzi opportuni, senza alcuna paura, evitando il conflitto verbale e fisico. 

La violenza di genere è una piaga da cui si può uscire, si può contrastare, non è incurabile. Ma per farlo è necessario, oltre alla crescente competenza delle associazioni di volontariato, il coraggio e la volontà di tutti, cittadini e istituzioni; come pure l'altruismo da parte di quelli che intorno, per esempio, sanno e non fanno,  dei cosiddetti "amici di famiglia ". La coscienza di genere si promuove isolando, quando non reclutabili, gli indifferenti, a qualunque ceto sociale appartengano, trasversalmente, squalificando gli ignavi, gli egoisti, quelli preoccupati troppo per sé e troppo poco degli altri, corresponsabili di moltissime violenze e, quando peggio, di morti annunciate. 
Questo "problema di salute di proporzioni globali enormi" si contrasta responsabilizzando i singoli, come emerge dalle linee guida internazionali, e parlando alle coscienze di tutti, ma senza spettacolarizzare le tragedie alimentandone il mercato con l'effetto contrario.

Biancamaria La Novara
Assunta Di Vito

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La giornata perfetta del web marketer esiste. Ma come dovrebbe essere?

Ogni giorno sarebbe bello arrivare in ufficio e avere sempre e comunque un’ottima giornata. Non sempre è così. Anzi quasi mai. Ma sognare è lecito e quindi, per questa volta, sogniamo un po’.

Vediamo cosa vorrebbe un web marketer per avere la giornata perfetta, dopo aver bevuto un buon caffè, il primo di una lunga serie.

#1. Avere l’idea geniale dell’anno

Idea geniale dell’anno in caricamento
Perché accontentarsi?

Al web marketer non basta avere una splendida idea. No. Vuole avere la migliore. E non quella che fa colpo sulla mamma, collega o amico di turno che di web marketing non ci capiscono assolutamente nulla.

Vuole l’idea geniale dell’anno, che stupisca mezza Italia (e perché non tutta). Sì insomma una cosa da poco.

Per questo passa metà della sua vita a pensare come cavolo fanno i responsabili marketing della Ceres a dire sempre la cosa giusta, nel momento giusto e nel luogo giusto.

Quello che magari non sa, è che le idee migliori arrivano sempre quando meno ce lo si aspetta. Perché, a volte, pensare troppo fa male e quindi bisogna solo pensare meno. Ci si deve lasciare andare e liberare la propria creatività.

#2. Decifrare l’innominabile algoritmo di Google

Google. Il compagno di vita di qualsiasi web marketer. Tutti vorrebbero conoscerlo meglio, ma Google è un tipo abbastanza timido, non si lascia andare e non si fa travolgere dai contenuti.

Se bisogna dirla tutta è anche abbastanza delicato. Non si accontenta facilmente di tre righe scritte con amore, lui vuole di più.

D’altronde a corteggiarlo ci sono innumerevoli markettari che ogni giorno si scervellano per pubblicare il contenuto più interessante, per condividere al mondo il re dei contenuti, il famoso The King.

Google, inoltre, si fa desiderare. Fa impazzire tutti i web marketer a suon di keyword. E così cercano di scoprire i suoi segreti più nascosti e realizzano strategie di content marketing mai viste, per raggiungere il tanto desiderato primo posto di Google.

I web marketer si divertono così.

#3. Riuscire ad avere una vera vita social(e)

Social Media Marketing
Facebook, Twitter, Snapchat, Pinterest, Instagram, LinkedIn e chi più ne ha, più ne metta.

Tutti i web marketer hanno uno o più profili attivi in tutti i social media presenti sulla faccia della Terra. Pure su quelli che in realtà conoscono solo loro e a volte neanche loro sanno bene cosa siano.

Ma non si sa mai, potrebbe essere la nuova rivelazione digitale del momento!

I web marketer sono super social, o almeno lo credono, perché in realtà una vita sociale non sanno nemmeno cosa sia.

Perennemente attaccati allo smartphone per controllare le visualizzazioni dei loro post su Facebook o per accertarsi che qualcuno abbia considerato almeno minimamente il tweet del giorno su Twitter.

Perché oltre ad attuare straordinarie strategie di social media marketing per i loro clienti, devono anche tenere aggiornate le loro pagine personali e non è proprio una cosa da poco.

Social-dipendenti e social-patici che pensano di avere una vita sociale, ma in realtà, non sanno nemmeno cosa sia. Ma, fidatevi, a loro piace così!

#4. Avere un buon amico graphic designer

Adotta un graphic designer
Eh si. Un bravo web marketer sa che non basta avere un Mac per fare il grafico. Anche i web marketer amano smanettare (termine tecnico) con Photoshop o Illustrator, ma il consiglio e il gusto di un buon web designer non guasta mai.

Sebbene alcuni si ostinino ancora a credere che da soli si possa conquistare il mondo.. beh non è proprio così. Quindi fa la cosa giusta e adotta un grafico!

L’idea geniale dell’anno, quando arriverà, è sempre meglio farla accompagnare dallo stile giusto. E poi c’è da ricordare che two is meglio che one! Quindi basta affidarsi al grafico giusto e magari non pagarlo in birre, anche se amanti pure loro di Ceres, di certo non resteranno così contenti.

#5. Avere la deadline sempre tra una settimana

Deadline sempre tra una settimana – Created by Pixelo
Sarebbe fantastico non avere mai l’acqua alla gola. Per il web marketer sarebbe un sogno. Beh in realtà anche per il suo amico grafico adottato un giorno fa!

Lavorare in tutta tranquillità, senza ansia e ansia e ansia e ansia (che ansia!). Seguire il piano editoriale alla lettera, rispettando tutte le scadenze. Beh se sei un web marketer il piano editoriale ce l’hai, giusto? Ovvio!

Clienti senza fretta, che non pretendono il lavoro finito entro due giorni fa. Perché in fin dei conti un web marketer sa che chi va piano va sano e va lontano!

Fine della magnifica giornata!

Queste sono le cinque cose di cui un web marketer ha sempre bisogno. Quelle che gli renderebbero le giornate meno isteriche. Insomma che gli darebbero una vita semplice e tranquilla.

Dove l’idea geniale arriva sempre quando serve e accompagnata da uno stile inimitabile grazie all’amico web designer. Dove Google diventa meno pretenzioso e misterioso e soprattutto una vita sociale nel vero senso della parola con clienti che chiedono solo il possibile e mai l’impossibile.

Non sembra chiedere tanto.

Tutte cose che il web marketer vorrebbe .. ma non troppo. Al web marketers in realtà una vita così piace proprio perché non si annoia mai!

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Helicobacter pylori e Micoterapia

L’Helicobacter pylori è un batterio gram-negativo flagellato che provoca gastrite cronica e svolge un ruolo importante nella formazione della ulcera peptica, del carcinoma gastrico e del linfoma gastrico.
Questo batterio è stato rilevato nello stomaco degli esseri umani in tutte le parti del mondo. È in grado di sopravvivere a valori di pH molto bassi, come quelli riscontrabili nello stomaco umano, grazie all’attività dell’enzima ureasi: questa idrolasi, indispensabile per creare intorno al batterio un ambiente idoneo alla sua sopravvivenza, catalizza l’idrolisi dell’urea in biossido di carbonio (CO2) e ammoniaca (NH3) che neutralizza l'effetto degli acidi gastrici. Inoltre l’ureasi dell’Helicobacter è in grado di distruggere le cellule gastriche, tramite lisi (azione citolitica), e provocare un intensa infiammazione.

L’infezione da H. pylori rappresenta un fattore chiave nell'eziologia di varie malattie gastrointestinali che vanno dalla gastrite cronica attiva senza sintomi clinici all’ulcera peptica, l’adenocarcinoma gastrico e il linfoma gastrico (Kusters JG et al., 2006).

Nei paesi in via di sviluppo, dal 70 al 90% della popolazione ospita nel proprio stomaco l’Helicobacter pylori mentre nei paesi sviluppati, la prevalenza di infezione è più bassa.

La trasmissione può avvenire per via iatrogena, oro-fecale e per via orale. È possibile effettuare diversi test per la diagnosi dell’infezione e vengono classificati in due diverse categorie: invasivi e non invasivi. La biopsia e la gastroscopia sono due tecniche diagnostiche molto invasive che prevedono l’utilizzo del gastroscopio per avere una visione diretta della parete dello stomaco e prelevare dei campioni di tessuto che possono essere utilizzati per gli esami istologici. Il test del respiro, invece, è una tecnica diagnostica non invasiva, come lo è l’analisi delle feci.

La terapia farmacologica per l’eradicazione dell’Helicobacter (cioè l’eliminazione completa e definitiva del batterio) viene definita “triplice terapia standard” e si avvale della somministrazione di un antiacido e più antibatterici contemporaneamente.

In questo tipo di terapia, i farmaci utilizzati per ridurre l’acidità di stomaco sono gli inibitori della pompa protonica (omeprazolo e derivati) e gli antistaminici H2 (ranitidina), scelta che ricade molto spesso sugli inibitori di pompa che risultano essere molto più efficaci. Il mix di antibatterici è costituito dalla claritromicina (macrolide) e amoxicillina (penicillina semisintetica) o metronidazolo (nitroimidazolo). Se questo non fosse sufficiente, un secondo ciclo prevede l’impiego di antibatterici della classe delle tetracicline e il bismuto.

Oltre alla cura farmacologica, dai vari studi è emerso che i funghi medicinali possono risultare molto utili in caso di infezione da Helicobacter pylori; in particolare, il Ganoderma lucidum (Reishi) e l’Hericium erinaceus sembrano essere i più indicati per dare un supporto efficace nella terapia di eradicazione. Il Reishi è in grado di fornire protezione significativa alla mucosa gastrica contro l’ulcerazione (Jae-Heung Parco et al., 2014) e favorirne il processo di guarigione (Gao Y et al., 2002), mentre l’Hericium è in grado di inibire in vitro la crescita dell’Helicobacter pylori (Shang X et al., 2013).

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