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Trovare un nuovo lavoro per il 2022: ecco come fare

All'inizio del nuovo anno è buona norma tirare le somme sull'anno appena trascorso e formulare buoni propositi per i mesi a venire. Di sicuro uno dei temi principali è quello del lavoro, attività che occupa una fetta molto importante della nostra vita: avere un'occupazione che ci stimola e che ci dà delle soddisfazioni è infatti uno degli elementi principali per avere una vita felice. Come è noto, però, durante questi due anni di emergenza sanitaria molte persone hanno messo in pausa i propri sogni di carriera, rimandando tutto al post Covid-19.

Queste ultime settimane hanno purtroppo confermato ancora una volta che il virus resterà parte integrante della nostra quotidianità, ancora per qualche tempo. Per per questo motivo "il primo consiglio per chi desidera cambiare lavoro è quello di non posticipare oltre" commenta di Carola Adami, fondatrice di Adami & Associati, società internazionale di head hunting specializzata nella selezione di personale qualificato e nello sviluppo di carriera.

Come spiega l'head hunter, infatti, «mettersi alla ricerca di un nuovo lavoro non vuol dire per forza abbandonare l'occupazione attuale, e proprio per questo chi desidera cambiare non ha alcun motivo di attendere, tanto più quando si è davvero convinti di poter trovare la soddisfazione cercata in un altro luogo di lavoro».

«Gennaio, soprattutto dopo la prima metà, è uno dei mesi migliori dell'anno per trovare un nuovo lavoro» sottolinea Adami «poiché le aziende, per mettere in atto i loro nuovi programmi, hanno spesso bisogno di inserire in organico nuovi talenti. Per questo motivo il mio consiglio è quello di sfruttare le ultime settimane dell'anno e i primi giorni di gennaio per aggiornare il proprio curriculum vitae, rendere più efficace il proprio profilo LinkedIn, e colmare eventuali lacune a livello di hard skills, migliorando per esempio le proprie conoscenze dell'inglese o in campo informatico».

In questo modo a metà gennaio si sarà pronti per dare il meglio di sé sul mercato del lavoro.

Il problema di tanti è però organizzare la ricerca del lavoro in modo da aumentare concretamente le possibilità di avere riscontri positivi da parte dei recruiter.

«Molte persone affrontano questa attività nel modo sbagliato, rispondendo a tantissimi annunci in pochi giorni per poi rimanere deluse nel non ricevere nessun feedback positivo» dice l'head hunter, per poi spiegare «che l'approccio più efficace non premia la quantità, quanto invece la qualità. È molto meglio avere le idee chiare sul lavoro che si intende cercare, delineando settore, ruolo, posizione geografica, stipendio e via dicendo, e limitarsi poi a rispondere con cura ai solo annunci coerenti con le proprie esigenze. Così facendo si potrà dedicare l'attenzione dovuta a ogni candidatura, per studiare per bene l'azienda e creare un cv e una lettera di presentazione ad hoc», conclude Carola Adami

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Cetara - Giornate della Memoria

Cetara organizza, in occasione della Giornata della Memoria, la tre giorni di incontri e riflessioni “I Giorni della Memoriala memoria è il cuore dell’umanità”. Il programma prevede oggi 26 gennaio, alle ore 16, la deposizione di una corona presso la lapide in piazza San Francesco, che ricorda il martirio degli ebrei italiani. A seguire, presso la sala polifunzionale “M. Benincasa”, la proiezione di un film a tema.  Mercoledì 27 gennaio, “Giornata della Memoria”, riflessioni sul tema nelle classi delle scuole di Cetara. Giovedì 28 gennaio, presso la sala polifunzionale “M. Benincasa”, alle ore 11, incontro sul tema “I Sommersi e i Salvati”, con il giornalista Nico Pirozzi, la testimonianza di Valeria Di Capua (rifugiata di guerra e testimone della retata degli ebrei di Roma del 16 ottobre 1943) e di Aldo Pavia, vicepresidente Aned (Associazione nazionale ex deportati nei campi nazisti) e l’intervento d Ludy Dadish, sul libro “Auschwitz spiegato a mia figlia”, di Annette Wieviorka e F. Sessi. All’incontro prenderà parte anche Angela De Vivo Benincasa che conobbe, a Cetara, Settimia Spizzichino, una deportata, nata nel ghetto ebraico di Roma, sopravvissuta ai lager nazisti alla quale il comune ha già dedicato una lapide in piazza Cantone per ricordarne l’esempio e la sofferenza. All’incontro prenderà parte anche Angela De Vivo Benincasa che conobbe, a Cetara, Settimia Spizzichino, una deportata, nata nel ghetto ebraico di Roma, sopravvissuta ai lager nazisti alla quale il comune ha già dedicato una lapide in piazza Cantone per ricordarne l’esempio e la sofferenza. Pirozzi è ideatore e coordinatore del progetto “Memoriæ”, iniziativa promossa dalla Fondazione Valenzi e dalla onlus ALI, nata nel 2010 per recuperare e valorizzare la “memoria” della città di Napoli, nel giorno stesso in cui l’Italia ricorda la tragedia della Shoah. "E' il nono anno che la nostra amministrazione organizza un evento per ricordare il martirio degli ebrei italiani, un contributo sentito affinché queste tragedie non si verifichino mai più" ha dichiarato il sindaco di Cetara, Secondo Squizzato. "E' importante che i giovani si confrontino con la storia e con i suoi drammi per una riflessione quanto mai attuale sui temi della tolleranza e dell'integrazione" ha concluso l'assessore alla cultura, Angela Speranza.

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Povertà e la disoccupazione alimentano il terrorismo?

Rischio attentati Roma Giubileo 2015Gli attentati di Parigi, di San Bernardino in California, e prima ancora sull’aereo russo partito dal Sinai, fanno ripiombare l’Europa e l’Occidente tutto nel terrore del post 11 settembre. Alla difficile situazione creatasi tra la Siria e l’Iraq, dove perfino le alleanze intorno al ruolo del dittatore Assad risultano indecifrabili e per certi versi ostative ad un migliore coordinamento dell’offensiva dei contingenti internazionali contro lo Stato islamico, si aggiungono le analisi e le interpretazione caotiche che certi intellettuali europei ci propinano in forum, tavole rotonde e telegiornali, volte a spiegare sul piano squisitamente economico l’efferatezza del terrorismo. In Francia soprattutto, ovvero nella stessa nazione del Bataclan e di Charlie Hebdo, si è venuto a creare un fronte letterario-filosofico che nega qualunque implicazione o matrice religiosa alle stragi delle ultime settimane. Ma lo schieramento di questi filoislamici liberal è molto più ampio e comprende addirittura il Papa e Barack Hussain Obama.

Bergoglio nella sua recente visita in Kenia ha detto che la povertà e la disoccupazione alimentano il terrorismo. Rischio che evidentemente non corrono i ragazzi emarginati delle periferie di Scampia e di Secondigliano: non mi pare, infatti, che in occasione della visita a Napoli il Santo Padre abbia fatto riferimenti ai kamikaze né alla guerra santa. Dall’altra parte del mondo, il presidente degli Stati Uniti, pur di escludere motivazioni di tipo religioso alla strage di San Bernardino, si è invece scagliato contro le lobby delle armi, dimenticando che i terroristi sono capaci di far saltare un ponte o un grattacielo semplicemente con una lattina di birra. Insomma, la parola d’ordine è negare che l’Islam c’entri qualcosa con gli attentati.

Negare il Jihad, la guerra santa islamica con la quale i fanatici del califfato vogliono sottomettere l’Occidente giudaico-cristiano e laico. E se questi dannati prima di farsi saltare in aria o di colpire le folle gridano Allah è grande, poco importa: non si tratta di veri islamici, o almeno non sono dei musulmani moderati. Eppure  tutti i terroristi, fino al giorno prima di compiere gli attentati, erano considerati perfino dai loro familiari dei ragazzi perfettamente integrati. Niente da fare: questi sociologi improvvisati, orfani di  Marx e del maggio francese, ti spiegano che a spingere certa gioventù alla violenza non è l’Islam ma il capitalismo, l’America. Ecco di chi è la colpa: dell’Occidente imperialista e del denaro. Sempre la stessa solfa.

(Angelo Cennamo)   

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