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Brevi interviste con uomini schifosi, l’inquietante galleria di personaggi depravati e odiosi raccolti da David Foster Wallace

Brevi interviste con uomini schifosi, l’inquietante galleria di personaggi depravati e odiosi raccolti da David Foster WallaceUn bambino in piscina fissa il trampolino altissimo dall’altra parte della vasca. Vorrebbe salirci per tuffarsi, ma è trattenuto dalla paura. Decide di andare. La lenta salita verso la vetta è un racconto di straordinaria bellezza fatto di dettagli minuziosi e di sensazioni palpitanti. Un microcosmo di percezioni ovattate e di colori intensi vissuti in una giornata che profuma di pubertà. La scaletta di metallo vibra sotto i piedi umidi dei bagnanti in ascesa. I colori dei costumi e degli ombrelloni visti dall’alto sono rischiarati dalla luce intensa del sole. I corpi abbronzati, sdraiati ai bordi della vasca, si addormentano nel tepore del primo pomeriggio. L’odore del cloro si incanala nelle narici del lettore. Le gocce d’acqua sulla lingua di plastica bianca che oscilla su in cima, l’involontario refrigerio per chi è ormai lontano dal rettangolino azzurro. Finalmente tocca a lui. Il tempo si ferma, tutto rallenta: i pensieri, la spinta del vento e le voci di chi, alle sue spalle, attende impaziente di lanciarsi nel vuoto.

Per sempre lassù è uno dei racconti che compongono Brevi interviste con uomini schifosi l’inquietante galleria di personaggi depravati e odiosi raccolti da David Foster Wallace in un libro che ha come tema dominante la misoginia. Siamo nel 1999 e Wallace ha all’attivo il suo romanzo d’esordio La scopa del sistema - la vertiginosa rielaborazione della tesi di laurea in filosofia che alla fine degli ‘80 spiazzò la critica letteraria per il suo realismo isterico - e La ragazza dai capelli strani, la raccolta di novelle che lo consacrò come astro nascente della letteratura americana.

Brevi interviste  è un virtuoso ed originale esercizio di stile, un saggio di talento narrativo di fronte al quale qualunque scrittore farebbe bene ad interrogarsi sulle proprie reali capacità di intrattenimento. Dal figlio depresso e umiliato dai genitori divorziati che litigano per le spese odontoiatriche, al focomelico che sfrutta il suo braccio da lattante per commuovere e portarsi a letto le ragazze, la carrellata comica e graffiante degli strani tipi di Wallace mette i brividi per la potenza lacerante della scrittura e l’intensità delle sue trame, così assurde e crudeli. Brevi interviste con uomini schifosi è uno squarcio profondo nella tela di un’umanità indegna e perduta che esibisce senza pudore le perversioni più inconfessabili. Un libro unico ed irripetibile che è già diventato un cult nella narrativa moderna e che ha ispirato un’intera generazione di autori americani. Alta classe e genio inarrivabile David-Foster-Wallace.

(Angelo Cennamo)        

 

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Purity anche in Italia l’ultimo, attesissimo romanzo di Jonathan Franzen:

 Purity anche in Italia l’ultimo, attesissimo romanzo di Jonathan Franzen:Esiste la purezza o è un’utopia? Cinque anni dopo Freedom - Libertà - esce in Italia l’ultimo, attesissimo romanzo di Jonathan Franzen: Purity. Chiedersi se Franzen sia o meno il più grande scrittore contemporaneo, in America e nel mondo, non è importante. Ci basta sapere che di tanto in tanto il suo immenso talento ci regala pagine di grande bellezza e che i suoi libri ci fanno buona compagnia. Purity è il nome di un ragazza che si fa chiamare Pip - come il protagonista di Grandi speranze di Charles Dickens - e che lavora in un call center trascinandosi un debito universitario di 130 mila dollari. Ha una madre depressa dal passato misterioso, ma preferisce vivere lontano da lei, in una casa occupata da un gruppo di anarchici pacifisti. Purity è un romanzo sulla ricerca di un padre mai conosciuto e di un’indefinita integrità morale che tutti i personaggi del libro sembrano aver perduto. E’ un racconto autobiografico? Per certi versi tutti i romanzi di Franzen lo sono, soprattutto gli ultimi tre. In questo, pare sia lo stesso autore a confessarlo: Troppi Jonathan. Una piaga per la letteratura i Jonathan. La storia di Pip Tyler è una lunga avventura che attraversa sei decenni e due continenti. La struttura polifonica del libro aiuta il lettore a seguire la trama da più punti di vista con un andirivieni spazio-temporale molto suggestivo. Uno dei momenti salienti del racconto è l’incontro tra la giovane protagonista e Andreas Wolf, una specie di Juliane Assange cresciuto nella Germania dell’Est, che dopo aver commesso un terribile delitto insegue l’improbabile riscatto – la purezza – in Sud America, dove fonda con i suoi adepti un’organizzazione di spionaggio telematico chiamata  Sunlight Project. La storia di Andreas è un fine stratagemma narrativo al quale Franzen ricorre per denunciare la propria avversione per i social network:  lo scopo di internet e delle tecnologie connesse era liberare l’umanità dai compiti che prima davano significato alla vita e perciò ne costituivano l’essenza. Come dire che tra il regime comunista che ha spiato Andreas e la dittatura tecnologica non c’è molta differenza. Ne Le Correzioni Franzen ha raccontato l’illusione di una coppia di anziani genitori di aver impedito ai loro tre figli ogni deviazione dal giusto. In Libertà  l’inconfessabile delirio amoroso di una moglie attratta dal migliore amico di suo marito, quel Richard Katz modellato sulla figura introversa del collega Dave (Wallace). In Purity l’ostinata ricerca della purezza e la redenzione dai sensi di colpa: il senso di colpa deve essere la più mostruosa delle dimensioni umane. Tutto sembra scorrere all’interno di una traccia narrativa forse preordinata nella quale i tre romanzi si raccolgono in una sorta di ciclo dedicato ad un’umanità perduta. E’ la peculiarità di Franzen, scrittore sì postmoderno ma che porta dentro di sé gli echi di un sentimentalismo che ha radici nel passato. Suggestioni di un mondo antico che sembra declinare insieme alla sua stessa narrazione. Quale sorte toccherà al romanzo e ai romanzieri nel secolo appena cominciato? Il richiamo a Dickens non è casuale. Purity è un libro con pochi spunti umoristici rispetto alle trame che lo hanno preceduto, ma è un’opera ambiziosa, intensa e ricca di pathos, con un’ambientazione insolita ed affascinante. Gli basta appoggiare le dita sulla tastiera per evocare mondi interi. Il migliore Jonathan della letteratura.

(Angelo Cennamo)                     

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Telegraph Avenue il romanzo sulla nostalgia e sulla musica nera di Michael Chabon

Telegraph Avenue il romanzo sulla nostalgia e sulla musica nera di Michael ChabonArchy Stallings e Nat Jaffe gestiscono un negozio di dischi usati in vinile su Telegraph Avenue, a Oakland. Il Brokeland Records è un caravanserraglio dove la gente sta insieme, si rilassa, ascolta buona musica e si racconta storie ricamando a più non posso. Un piccolo mondo antico di ricordi e nostalgie che resiste alla grande ondata del capitalismo tardo-moderno e alla minaccia del Dogpile, il megastore di dischi che Gibson Goode – il quinto nero più ricco d’America ed ex campione di football – vuole aprire a pochi isolati dal Brokeland. Intorno al negozietto di Archy e Nat ruota un’umanità rarefatta di personaggi variopinti e molto americani : Gwen e Aviva, le mogli ostetriche dei due protagonisti, Julie e Titus i loro figli quindicenni omosessuali, Cochise Jones, lo stravagante organista funky che se ne va in giro con Cinquantotto, il pappagallo sboccato che ricorda tanto Vlad l’Impalatore – il pennuto de La Scopa del Sistema di Wallace che fa sermoni religiosi su una tv via cavo, Chan Flowers, il consigliere comunale proprietario di un’agenzia di pompe funebri, e Luther Stallings, vecchia star del kung fu e del cinema nero, nonché padre sciagurato di Arcky. E’ il mondo favoloso e colorato che Michael Chabon ci ha fatto conoscere con i suoi libri pirotecnici, dalle Fantastiche Avventure di Kavalier & Clay in avanti. Telegraph Avenue è un romanzo sulla nostalgia e sulla musica nera, nera come Arcky e la sua giovane moglie incinta. Un sogno americano venato di blues e di un’umanità calda e generosa che tocca le corde più profonde dei nostri sentimenti. Un melting pot di suoni e suggestioni afro che appartengono a un passato duro a morire. Chabon con la sua prosa delicata e briosa ci conduce nelle viscere dell’America più vera, senza filtri e senza ipocrisie. Un viaggio stupefacente tra i ritagli di un tempo già vissuto che vorremmo non finisse mai. Viva la buona musica e viva Chabon.

(Angelo Cennamo)                    

 

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