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Arte, Cultura e spettacolo (103)

IL FILM VINCITORE DEL CONCORSO NAZIONALE OFF

Il Concorso nazionale OFF della 20ma edizione di Sottodiciotto Film Festival & Campus, riservato ai cortometraggi realizzati in ambito extrascolastico dagli under 18, si è concluso ieri con la proclamazione del vincitore. La giuria composta dal regista Enrico Bisi, dalla documentarista Rosa Canosa e da Marco Maccarini, presentatore e autore televisivo, speaker di Radio Italia, visionati i 16 film finalisti, ha attribuito il premio – consistente nella Targa Città di Torino/Sottodiciotto Film Festival & Campus e in attrezzature tecniche – al cortometraggio:

FuoriLuogo, realizzato dai ragazzi dell'I.P.M. Ferrante Aporti di Torino partecipanti al Laboratorio di informatica multimediale (gruppo minorenni), gestito da INFORCOOP – Lega Piemonte, finanziato dalla Città metropolitana di Torino

con la seguente motivazione:
"Per la sintonia tra immagini, musica e parole che il cortometraggio riesce a far arrivare al pubblico attraverso uno stile ben calibrato".

La giuria ha assegnato una menzione speciale al film:

Fetus, realizzato da Jan Devetak (Gorizia)

con la seguente motivazione:
"Per la raffinatezza col quale viene trattato un tema particolarmente complesso e sfaccettato, più che mai attuale".

SINOSSI

Fuoriluogo (2018, 4’)

Realizzato dai ragazzi dell’Istituto penale per minorenni Ferrante Aporti di Torino per accompagnare la canzone rap “Crazy”, scritta da un compagno, il videoclip racconta l’adolescenza dei ragazzi in regime di restrizione attraverso i loro posti. Ovvero quei luoghi, quei dettagli – i muri, le strade, le panchine – che hanno caratterizzato la loro quotidianità. Spettatori della loro crescita in questo momento sono posti lontani, ricordi a cui appendersi nell’attesa di uscire da un circuito complesso. Non si vuole rappresentare l’oppressione del “dentro” in questo lavoro; piuttosto si vuole cogliere la forma della libertà vissuta lì fuori. I suoni della reclusione ed il testo musicale accompagnano il pensiero sulla libertà di viversi quei luoghi, sul fatto che vedere quella libertà non basta, perché forse bisogna anche sentirla dentro.
Gli operatori del laboratorio di Informatica Multimediale, l’attività mattutina in cui è stato prodotto il video, sono andati a caccia di quel tesoro, alla ricerca dei luoghi vissuti e consumati per riportare ai ragazzi quelle immagini, per far scaturire una emozione, l’unica vera fonte di apprendimento, e per gettare le basi di un lavoro congiunto in cui tutti si sono messi in gioco. FuoriLuogo è la sensazione di sentirsi fuori posto, di rimanere all'angolo aspettando di tornare nel proprio posto che garantisce un ruolo; nel bel mezzo del tumulto degli eventi gli attori cambiano, ma i luoghi rimangono gli stessi.

Fetus (2018, 3’)

“So di non essere il solo, a sentirsi isolato di fronte all'immensità del mare. Passeggio sulla spiaggia e osservo le onde accarezzare la sabbia. Improvvisamente vi intravedo il corpo di una ragazza. La sua carnagione scura e i vestiti inconsueti mi fanno pensare che non sia di qui. Ha un aspetto malandato, tipico di chi è reduce da un lungo e spiacevole viaggio. Non sapendo se chiamare aiuto o meno, mi avvicino a lei per osservarla. È distesa immobile. Appena i suoi occhi marroni e spaventati vedono il mio volto, si posano su di esso. La sua espressione è un misto di terrore e malinconia”.
“Il ragazzo che mi accolse sulla riva del mare era diverso da quelli che ero solita vedere. I suoi capelli biondi e gli occhi verdi coprivano quel timido sole che fino a pochi attimi prima mi scaldava con i suoi raggi. Non riuscivo a muovere il corpo e mi misi a piangere. Quel ragazzo che ora sta cercando di soccorrermi sarebbe potuto essere mio fratello, se quest'ultimo non fosse morto in guerra l'estate scorsa. La mia famiglia non c'è più, casa è lontana. Ho amato e odiato il mio Paese, che tanto ha saputo darmi quanto sottrarmi. Sono fuggita in una terra dove sarò per sempre una straniera, odiata da tutti per il semplice fatto di essere diversa. Avessi potuto, non avrei agito così. Sognavo una vita normale, ma è stato deciso che non potessi viverla”.

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Imperfetto orario, il nuovo album del Bardo 5et

Imperfetto Orario, primo lavoro discografico del Bardo 5tet, è un titolo che al tempo stesso è un concept musicale e di vita. Giovanni Baleani me lo ha descritto come un momento che abbiamo vissuto in molti, musicisti e non: trovarsi ad affrontare una prova in un momento in cui avremmo preferito rimandare per sentirci maggiormente preparati, rischiando di non mettere più un limite temporale alla preparazione. È qualcosa che io conosco bene. Ma per fortuna capitano momenti in cui, per un motivo o l’altro, la prova te la trovi a un palmo dal tuo naso e non puoi, o non vuoi più evitarla.  Scatta allora qualcosa che ci spinge oltre il coraggio. Si va e basta. E la vita qualche volta sa premiarci.

Mi piace immaginare che questo dilemma esistenziale sia dietro la realizzazione di questo progetto musicale. Non so chi dei cinque musicisti sia stato il più restio a superare la soglia dello studio, e chi invece abbia spinto per iniziare a suonare. Il risultato però ora lo possiamo ascoltare. Questo è un bel disco, ben scritto e ben suonato. E questo è un gruppo, al di la’ che a scrivere i brani siano stati Giovanni Baleani e Emanuele Evangelista. Chi scrive inevitabilmente finisce per impostare la musica verso una direzione, ma un gruppo diventa tale solo quando l’apporto di ciascuno porta a uno sviluppo della musica oltre le parti tematiche. Si sente che i cinque sono coinvolti nella musica che hanno suonato, suonano “insieme” nei diversi momenti degli otto brani, dal più tensivo e spinto Ronin al più rarefatto e morbido Undisputed Love. 

Conosco Giovanni Baleani da diversi anni, è un grande piacere sentirlo crescere e maturare, conosco Gabriele Pesaresi per averci suonato, e spero che questo accada sempre più spesso. È per me una bella sorpresa sentire e conoscere tre musicisti così bravi come Emanuele Evangelista nel ruolo di co-leader, Simone La Maida, solista lirico e passionale, e Roberto Desiderio che con Gabriele forma una bellissima ritmica.  

Umberto Fiorentino

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“LA CURA DELLA VERGOGNA” Il quinto libro della scrittrice e regista Marilù S. Manzini, un saggio psicologico sotto forma di romanzo.

Marilù S. Manzini è diventata scrittrice di successo, pittrice, scultrice, fotografa, giornalista e recentemente regista di un film, in uscita nei prossimi mesi, tratto da un suo noto libro: “Il Quaderno Nero dell’Amore”. Un caso letterario questo grazie a più di 100.000 copie vendute, come pure “Io Non Chiedo Permesso”. Il film che la vede dietro la macchina da presa s’intitola “QN”, oltre al soggetto, la Manzini ha curato la sceneggiatura e ora è al montaggio.
Il percorso di Marilù è in continua ascesa, il suo primo romanzo che le ha dato il “via” è stato “Bambola di Cera” e tra un’uscita e l’altra, ha curato rubriche su importanti riviste come “Style” (magazine del Corriere della Sera) e ha scritto articoli per “A”, “Max”, “Ryders” e “Ultima Voce”, mentre il suo quarto romanzo è “Se Siamo Ancora Vivi”. Quando non scriveva, dipingeva partecipando poi a mostre alla Fondazione D’Ars e con una personale a Palazzo delle Stelline a Milano o fotografava, aggiudicandosi l’esposizione permanente di una sua foto al Museo Ebreo Ferramonti di Tarsia di Cosenza intitolata “Il giorno della Shoah”.
Ora è uscito il suo quinto libro: “La Cura della Vergogna” edizioni Bietti, un saggio di psicologia sotto forma di romanzo, una storia di formazione e crescita, di lenta e progressiva costruzione della consapevolezza di sé.
La “Cura della Vergogna” è il racconto su due piani, uno in forma epistolare e uno che entra nel vivo dell’azione, di una maturazione affrontata attraverso una serie di prove tanto estreme quanto, a volte, strambe. Un nipote e un nonno si trovano, si scontrano attraverso i passaggi di una terapia d’urto che, non senza difficoltà e in un crescendo dalle atmosfere quasi thriller, porterà il giovane protagonista a superare una timidezza patologica e a riscoprire le proprie potenzialità e il proprio valore.
La storia è quella di un trentenne blindato nella sua gabbia di solitudine e paure. Un nonno psichiatra novantenne, che rompe quelle sbarre e lo costringe a uscire allo scoperto con la forza della saggezza, dell’ironia, dell’amore. Due vite, due destini a confronto che s’intrecciano nei loro sogni e fallimenti, per restituire le diverse tappe di quella formidabile avventura umana che a ciascuno di noi tocca attraversare.
La penna graffiante di Marilù S. Manzini riesce ad arrivare alla mente e al cuore in modo dolce e soave lasciando aperta, nonostante i dubbi, la porta delle nostre speranze.

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PÀRTIRI, IL NUOVO DISCO DEI VORIANOVA

Canzone d’autore dialettale siciliana, echi di folk d'Oltreoceano, prog e classica contemporanea, il tutto con una decisiva impronta mediterranea. E' “Pàrtiri”, il nuovo album dei Vorianova, band siciliana originaria di Isnello, un comune di 1500 abitanti in provincia di Palermo che fa parte del parco delle Madonie.

Il loro nome prende origine dalla parola “voria” che vuol dire vento. Un vento nuovo nella canzone dialettale che prende dalle tradizioni per soffiare altrove. I loro brani, infatti, fondono i sapori e le atmosfere della Sicilia più interna ed eterna, quella che viaggia tra passato e presente, con sonorità che poco hanno a che vedere con la musica da “cartolina” dando vita ad un vero e proprio filone contemporaneo di “chanson à texte” in lingua dialettale.

Quello dei Vorianova è un disco che possiamo definire “world”, che fa della ricerca dei suoni il suo tratto distintivo. “Pàrtiri” parla del dare vita a qualcosa, sia esso un viaggio, un nuovo amore, una nuova occasione; del coraggio di cambiare un destino e riscriverlo attraverso ciò che si incontrerà in questo cammino. Si parte per cercare risposte, per conoscere se stessi, per ritrovarsi alla fine del viaggio, che in realtà non è mai la fine ma una nuova partenza.

L'album è composto da undici tracce inedite i cui testi portano la firma di Biagio Di Gesaro e Luca Di Martino, autore anche delle musiche. Gli arrangiamenti, invece, sono dell'intera band, ad eccezione di “Affaccia cori miu” sul quale ha lavorato Alberto Maniaci.

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RUVIO FEAT. ELEONORA TOSTO ESCE IL SINGOLO “CONCEDETEMI UN GIORNO”

E’ il singolo “Concedetemi un giorno” di RUVIO, in uscita oggi 18 dicembre, ad inaugurare le produzioni di Non è mica Dischi, etichetta nata dal concorso "Non è mica da questi particolari che si giudica un cantautore". La canzone anticipa l’uscita, prevista per marzo 2019 col supporto di Noteum Srls, di due dischi, quelli di RUVIO ed Eleonora Tosto, che duettano in questo brano. “Concedetemi un giorno” sarà contenuto in entrambi i dischi.

A firmare il pezzo è RUVIO, cantautore, ingegnere e ricercatore universitario. Nel 2013 comincia a scrivere canzoni, pubblicando solo i videoclip degli inediti “Guardavo te” , “A te” (www.vesposition.com) e “Lo stesso passo” per la regia di Fabio Rao. Dal 2017 comincia a esibirsi dal vivo e con “Lo stesso passo” arriva in semifinale al Premio Pierangelo Bertoli. Milita da dieci anni nei “The Rubber Soul”, con cui partecipa a programmi RAI come “Domenica In” e “I raccomandati”. Nel 2018 è tra i finalisti della seconda edizione di Non è mica da questi particolari che si giudica un Cantautore, il contest romano di scrittura su commissione giunto quest’anno alla terza edizione. Proprio in quell’occasione è nata “Concedetemi un giorno”, su uno spunto poetico fornito da un altro cantautore, Ivan Talarico.

A marzo vedrà la luce il suo primo album di inediti che si chiamerà come lui, RUVIO.

Eleonora Tosto è interprete ed attrice, nonché voce dei Baraonna. Laureata in filosofia col massimo dei voti, è diplomata all’Officina delle Arti Pier Paolo Pasolini, ma anche all’Accademia teatrale e di doppiaggio Corrado Pani, diretta da Pino Insegno e Claudio Insegno, e al Saint Louis College of Music per il canto jazz. Ha inoltre una specializzazione in didattica della musica, conseguita al Conservatorio di Santa Cecilia a Roma dove è iscritta al biennio di jazz.

Anche per lei l'esordio discografico è previsto a marzo, con GIRO A VUOTO, un disco da interprete in cui ha voluto coinvolgere giovani autori tra i più promettenti della nuova scena musicale italiana.

 

IL BRANO

«Un uomo solo non trova più il coraggio nemmeno di rischiare, di parlare, di lasciarsi affogare. Si perde e si ritrova – spiega RUVIO – solo nella sua fatica inutile, implora aiuto, a se stesso, per dimenticare la vertigine, l’assenza, la vista di quel confine tra la vita e il vuoto. Proprio quando decide di farla finita, in un attimo ben preciso, tutto si ricompone e si annienta in un grido: “portami a nuotare in mezzo al mare”. Il senso vero delle cose, alla fine, lo ritrova solo con un giorno di paura. La paura di volare».

 

L’ETICHETTA

Da una costola del concorso "Non è mica da questi particolari che si giudica un cantautore" il 26 giugno è nata Non è mica Dischi, etichetta discografica che, in collaborazione con Noteum Srls, funge da contenitore culturale di tutto il progetto targato “Non è mica”. Sulla scia degli obiettivi principali del concorso, Non è mica Dischi ha come obiettivo quello di diventare, con serietà ed etica professionale, un veicolo importante per la canzone d’autore e per la musica di qualità in Italia.

 

RUVIO feat. ELEONORA TOSTO – CONCEDETEMI UN GIORNO

Musica e Parole - Alessandro Ruvio

Arrangiato da Alessandro Ruvio e Nando Farina

Piano: Alessandro Ruvio

Archi: Danilo Blaiotta

Synth: Nando Farina

Sax Soprano: Nando Farina

Batteria: Alessio Sisca

Registrato e Mixato Presso Pagano Recording Plant

Produzione: Non è mica Dischi

Edizioni: Noteum

 

NON È MICA DISCHI, DIREZIONE ARTISTICA:
Nico Maraja, cantautore
Carlo Valente, cantautore
Eleonora Tosto, interprete
Daniele Sidonio, critico musicale

DIREZIONE ESECUTIVA:
Luca Iacovelli, Noteum Srls

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MATERA meets MALTA® Il Festival dell’Incontro tra le Capitali Europee della Cultura 2018 e 2019

La conferenza stampa di presentazione dell’apertura del Festival MALTA meets MATERA-MATERA meets MALTA® a La Valletta si svolgerà domani, mercoledì 28 novembre 2018, dalle ore 11,30, a Matera, presso il Palace Hotel (Piazza Michele Bianco- n.1). MALTA meets MATERA-MATERA meets MALTA®  è il Festival dell’ Incontro tra le Capitali Europee della Cultura 2018 e 2019  che partirà a La Valletta-Malta il 1 dicembre 2018 con l’inaugurazione della mostra fotografica del fotografo d’arte e di architettura di Malta nel mondo Maurizio Urso e che proseguirà a Matera nel 2019 con una serie di eventi e kermesse internazionali. Il Festival, ideato dalla giornalista ed autrice tv, di origine lucana, Mariangela Petruzzelli, è già stato presentato in anteprima internazionale a New York durante le celebrazioni del Columbus Day-ottobre 2018 nell’ambito della quinta edizione internazionale del format  MISS CHEF® con la consegna di alcune foto di Urso al Sindaco di NY Bill De Blasio, al Console d’Italia a NY Francesco Genuardi, al direttore dell’Istituto Italiano di Cultura a NY, Giorgio Van Straten.    

Relatori della conferenza stampa di domani, mercoledì 28 novembre 2018, a Matera saranno: Mariangela Petruzzelli, direttrice artistica e producer Festival MALTA meets MATERA-MATERA meets MALTA®;  Paola D’Antonio, prorettore Università degli Studi della Basilicata; Piera Parisi, chef referente esperto Sezione Enogastronomica del Festival e testimonial chef di MISS CHEF® per Matera Capitale Europea 2019, chef executive del ristorante  “Cucina Lucana- Sasso Barisano-Matera; Gianni Maragno, documentarista e regista;Don Egidio Casarola, responsabile Parrocchia San Vincenzo De’ Paoli de “La Martella” a Matera; Pietro Andrisani, M° musicologo referente esperto Sezione Musica del Festival;  Carmela Fortunato, disegnatrice e stilista di moda; Lorena Albani, responsabile Università ECAMPUS di Bari;  Antonietta Pignatelli Palladino,giornalista e project manager culturale; Marinella Modica, presidente Associazione “Motus in Statera”.       

   

Il Progetto

Il progetto, ideato dalla giornalista ed autrice tv, di origine lucana, Mariangela Petruzzelli, in sinergia con il famoso fotografo d’arte e d’architettura Maurizio Urso, operante a Malta da oltre venti anni, si pone l’ambizioso obiettivo di mettere a confronto ed in dialogo l’isola di Malta e La Valletta, Capitale Europea della Cultura 2018, con Matera, la millenaria Città dei Sassi, patrimonio Unesco, Capitale Europea della Cultura 2019. Concepito come un Festival dalla valenza socio-culturale, uno scambio multiculturale dinamico, il progetto si articolerà in attività, meeting, workshop, convegni, spettacoli alla scoperta dei luoghi, delle genti e delle azioni dei due territori, promuovendo elementi importanti come la storia, il genius loci, la cultura, il turismo, l’arte, il marketing territoriale, l’economia turistica, l’eno-gastronomia di Malta e di Matera. 

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Leni, il trionfo della bellezza di Irene Alison

Ci sono personaggi il cui cammino è stretto in un tempo che conduce a un’involontaria ambiguità, difficilmente giustificabile agli occhi della Storia. È il caso di Leni Riefenstahl, la cui lunga e straordinaria parabola di vita racconta Leni, il trionfo della bellezza di Irene Alison, che sarà in scena, da venerdì 30 novembre 2018 alle ore 20.30 (in replica fino a domenica 2 dicembre), al Teatro La giostra di Napoli, per la regia di Marcello Cotugno.

Presentato da Khora Teatro, l’allestimento, che ha debuttato nell’ambito del Napoli Teatro Festival 2018/Sezione SportOpera, si avvale dell’interpretazione di Valentina Acca, che muove nella scenografia di Sara Palmieri.

Musa, ballerina, attrice, regista, fotografa, innovatrice del linguaggio cinematografico, pioniera di nuove tecniche di ripresa, ispirazione e maestra per generazioni di cineasti, Leni Riefenstahl ha attraversato un secolo di vita, pericolosamente vissuto attraverso le stagioni più buie e sanguinarie del Novecento.

E’ stata troppa la sua vicinanza al fuoco del regime nazista per non bruciarsi e per non compromettersi, e, poi, ostinatamente sopravvissuta, nonostante le accuse, le domande inevase e i sensi di colpa, sempre, e fieramente, resistendo alla noia e all’oblio.

“Lavorare con un’attrice come Valentina Acca, capace di mutuare e remixare diversi stili teatrali – si legge in una nota congiunta del regista e dell’autrice - consente una grande libertà espressiva e dialettica: non molti attori riescono, infatti, a passare con tanta semplicità dal naturalismo all’astrazione, dal teatro lirico a quello di Leni, il trionfo della bellezza”.

Leni, il trionfo della bellezza racconta i giorni d’oro delle riprese di Olympia, il suo capolavoro: un resoconto delle Olimpiadi di Berlino del 1936, dove lo sport, lontano dalla trivialità della cronaca, viene raccontato col piglio epico di una narratrice di corpi, gesti, sguardi e desideri agonistici.

Leni celebrò, al tempo stesso, l’ideale di una bellezza che incarnava e materializzava l’estetica del Reich e l’utopia di una competizione, che univa uomini e donne oltre ogni appartenenza, etnica o religiosa, sullo sfondo di un cielo, quello di Berlino, suggestivamente fotografato dal basso, grazie a delle speciali “trincee” costruite ad hoc nell’Olympiastadion.

Intorno a Olympia si gioca l’identità e il ruolo nel teatro storia di quella che è senz’altro la più grande, e controversa, regista donna che il cinema ricordi. Innocentemente spudorata ma insondabilmente oscura, pericolosamente incosciente ma maniacalmente consapevole di sé, poetessa della propaganda eppure dichiaratamente apolitica.

Leni, il trionfo della bellezza di Irene Alison

Napoli, Teatro La giostra - da venerdì 30 novembre a domenica 2 dicembre 2018

Inizio delle rappresentazioni teatrali ore 20.30 (venerdì e sabato), ore 19.00 (domenica)

Info e prenotazioni ai numeri 3492187511, 3337187542 email Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

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Paolo Mieli in "Era d'ottobre"

La scena di Era d'ottobre si apre con le immagini del film di Eisenstein dedicato alla rivoluzione bolscevica e, successivamente, con il quadro I funerali di Togliatti di Renato Guttuso.
E' da quel dipinto che, per raccontare i cento anni dalla Rivoluzione russa (1917-2017), Paolo Mieli prende spunto provando a spiegare perché alcuni dei grandi protagonisti della storia ? lunga un secolo - del comunismo (Lenin, Stalin, Togliatti, Dolores Ibarruri, Ho chi Minh) sono rappresentati e altri (Trotzky, Krusciov, Mao, Fidel Castro, Che Guevara, Solgenitsin, Dubcek) no.
A ognuno di questi personaggi è dedicato un ritratto nel corso di un racconto che incrocia la guerra civile spagnola, il secondo conflitto mondiale, la destalinizzazione, i gulag, il dissenso sovietico, le lotte di liberazione, la rivoluzione cinese, quella cubana, la rivolta d’Ungheria, la primavera di Praga, la guerra di Corea e quella del Vietnam.
Per concludere il tutto con la stagione di Gorbaciv nonché con il crollo del muro di Berlino (1989). E con un omaggio, in teatro, a questi cento anni di storia.

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Gianni Ferreri, Veronica Maya in "La banda degli onesti" di Mario Scarpetta

Cosi’ come negli anni ’50 Toto’ si era accostato a Scarpetta, interpretando per il cinema tre sue commedie ( Il medico dei pazzi, Un turco napoletano, Miseria e nobiltà) negli anni ’90 uno Scarpetta, con un umile e sincero omaggio si accostò al Principe della risata, trascrivendo per la scena teatrale uno dei suoi più divertenti e famosi film.
Mario Scarpetta, pronipote del grande commediografo e autore Eduardo, in occasione del centenario della nascita dichiarò: “la cosa più difficile è stata quella di dimenticarsi di Toto”. L’adattamento teatrale di Mario Scarpetta fu autorizzato dagli sceneggiatori del film Age e Scarpelli e mantiene praticamente immutata la struttura della sceneggiatura e presenta rispetto al film degli anni ’60 alcune modifiche pratiche.
“Ho semplificato molto l’azione, ci raccontò Mario Scarpetta, eliminando quando necessario alcune parti e alcune situazioni, come nel caso della rinuncia alla figura di Cardone, il pittore, che nel film era interpretato da uno splendido Giacomo Furia”.
Da qui e con lo stesso criterio fu realizzata anche la scelta anche scenografica dei luoghi deputati dell’intreccio : la portineria e la tipografia. Lo spettacolo fa ritornare questa volta in teatro le vicende di quel Don Gennaro, portinaio con pochi soldi e molti sogni e Don Ferdinando non meno squattrinato e sognatore che insieme stampano un bel gruzzolo di banconote false.
“Non era facile mettere in piedi una versione teatrale del film, affermò Liliana de, Curtis, ma Mario Scarpetta e i suoi attori ci sono riusciti benissimo. A loro va il mio applauso sincero. Sono sicura che a mio padre la commedia sarebbe piaciuta“.
Mario Scarpetta recitò questa commedia l’ultima volta nel 2004, poco prima della morte e dopo una lunghissima tournée durata anni. Oggi, dopo tredici anni, in ricordo di Totò e di Mario Scarpetta, viene riproposto questo allestimento.

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Biagio Izzo in I Fiori del Latte di Eduardo Tartaglia

“Se un’idea non ha significato e utilità sociale non m’interessa lavorarci sopra.”

Molto probabilmente Tartaglia ha colto in pieno queste parole di Eduardo De Filippo quando ha scritto I Fiori del Latte.
Infatti, in questa commedia (come ci ha insegnato il grande Eduardo) si riesce a ridere pur affrontando un tema di grande attualità e riflessione sociale.
La terra dei fuochi.
La storia è ambientata in un caseificio di prossima apertura che si trova in un paese inventato (Casal di sotto Scalo) in cui due cugini, Aniello e Costantino, dopo anni di sacrifici decidono d’investire tutti i loro risparmi in un’azienda che punta a diventare un modello biologico, un’oasi ecologica dove ogni prodotto è naturale, senza additivi chimici o altre diavolerie.
Un caseificio, insomma, che mira a diventare fore all’occhiello di una zona nota alle cronache per lo sversamento dei rifiuti tossici. Purtroppo, però, alla vigilia dell’inaugurazione i due cugini scopriranno che sotto il recinto delle bufale ci sono dei bidoni sospetti che potrebbero rovinare il loro sogno biologico.
Questa scoperta attanaglierà i due protagonisti in un vortice di dubbi.
Cosa fare? Denunciare tutto e far chiudere l’azienda ancor prima che apra, oppure fare finta di niente e continuare con questo spettro terribile che divora le loro coscienze?
La forza di questa commedia sta proprio nella capacità di affrontare un tema così attuale e scottante mescolando sempre il divertimento e la comicità con la riflessione e il sociale, senza mai cadere in facili moralismi o in giudizi banali.
La scrittura di Tartaglia riesce a smontare con grande ironia e forza comica la dolorosa scoperta di una vita avvelenata da scelte complicate. Con tutta la sincerità e la semplicità che ci regalano questi due “vaccari” napoletani alle prese con rimorsi di coscienza apparentemente insuperabili.
Sarà l’arrivo di una donna (ex fidanzata di Aniello) che nasconde una notizia sconvolgente, a dare la forza per affrontare un destino più grande di loro e raccogliere i frutti che i due cugini hanno coltivato con onestà per una vita intera.

Giuseppe Miale di Mauro

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